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Ustioni nei bambini più complicate che negli adulti: “Non solo danno, ma una vera malattia generalizzata”

(Adnkronos) – Le ustioni gravi nei bambini "sono più complicate rispetto a quelle di un adulto". L'assistenza e la cura "coinvolgono più discipline mediche" e rappresentano una "vera e propria malattia generalizzata". Con un 'progetto' di cura che, "una volta stabilita l'entità del danno, che può avvenire solo alcuni giorni dopo l'incidente e le prime cure, permetterà di stimare il numero di interventi da fare". Paolo Dicorato, dell'Unità operativa complessa di Chirurgia plastica e maxillo-facciale dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, spiega all'Adnkronos Salute le difficoltà che possono presentarsi in casi come quello del bimbo di Taranto di 8 mesi, ustionato sull'80% del corpo, "drammatico e grave", sottolinea il medico.  In questi casi "c'è bisogno di un supporto multidisciplinare – sottolinea – un'assistenza articolata. Non solo quella del chirurgo plastico che interviene per la ricostruzione, ma è necessario anche il supporto dal punto di vista rianimatorio, nutrizionale, metabolico. E poi, ovviamente, è necessario sostenere la famiglia. I genitori hanno bisogno anche di essere assistiti psicologicamente durante il percorso che il bambino dovrà fare all'interno dell'ospedale, per affrontare tutte le tappe di diagnosi, di cura e dei successivi interventi. Il genitori dovranno essere orientati e guidati su ciò che succederà passata la fase acuta e informati su quante operazioni dovrà subire il bambino per far sì che si possa arrivare alla guarigione".  Il bambino e l'anziano "sono le categorie con una prognosi più sfavorevole in questi casi". L'ustione pediatrica, "a parità di superficie ustionata – ribadisce Dicorato – è peggiore rispetto a quella dell'adulto. Intanto perché la pelle del bambino è meno sviluppata e poi non ha la capacità metabolica dell'adulto per reagire". La 'malattia d'ustione' non è solo un problema di perdita di pelle, "è un problema di shock, di infiammazione a livello generalizzato, di riassorbimento di tossine. C'è una perdita della barriera cutanea che ha molteplici conseguenze. Tra queste, il paziente perde fluidi da tutta questa ferita, ma perde anche proteine. Per questo va supportato dal punto di vista metabolico ed elettrolitico, ma anche nutrizionale. Ed è una condizione che si può ripercuotere anche a livello polmonare, a livello renale, a livello ematologico. C'è tutta una serie di compromissioni nelle ustioni gravi, cioè quelle ustioni che coinvolgono una percentuale di superficie di oltre il 20% con ferite profonde. E' in questo caso che si configura un quadro di malattia d'ustione, perché oltre il danno causato ai tessuti c'è un riassorbimento di materiale tossico e infettivo all'interno dell'organismo a cui si aggiunge l'infiammazione".  Ma quali sono le cure a cui viene sottoposto, in genere, un paziente molto piccolo con ustioni così estese come nel caso di Taranto? "L'dratazione – illustra Dicorato – è fondamentale e vanno monitorati tutti i parametri vitali. Poi, a seconda della sede dell'ustione, ci possono essere altri tipi di problematiche, se è coinvolta la bocca oppure le vie respiratorie". Altro elemento che necessita di attenzione "è il dolore, perché è una patologia molto dolorosa anche se, in alcuni casi, le ustioni più profonde tendono a bruciare le terminazioni nervose, inducendo una completa perdita della sensibilità. Ma questo non possiamo saperlo al momento. Il paziente, in ogni caso, va sicuramente sedato e quindi ha bisogno di un supporto ventilatorio oltre a una terapia analgesica adeguata".  Le ferite, nel frattempo, vanno tenute coperte con "creme antibatteriche, garze non aderenti. Medicazioni comunque semplici all'inizio". Successivamente – "dopo la rimozione del tessuto necrotico che oggi è più conservativa rispetto al passato e prevede anche l'utilizzo di enzimi e bromelina (estratto del gambo di ananas), per limitare danni a tessuti circostanti" – vengono utilizzate coperture temporanee con sostituti cutanei (materiali bioingegnerizzati che 'mimano' la pelle, oppure pelle di cadavere o di pesce trattate e completamente prive di cellule). Ma la scelta prioritaria, ove possibile, è la pelle dello stesso paziente, in alcuni casi 'coltivata' o 'allargata' in laboratorio", aggiunge il chirurgo plastico.  A questo punto, una volta appurata la profondità delle ferite, che "non necessariamente è correlata all'estensione dell'ustione, viene stabilito il numero di interventi che il chirurgo plastico farà perché le ferite più superficiali potranno guarire spontaneamente – precisa lo specialista – mentre le parti più profonde ovviamente avranno bisogno di diversi interventi. Un percorso purtroppo lungo e complesso".  
—cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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