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Ucraina-Russia, tregua su infrastrutture energia: passo verso pace o inganno di Mosca

(Adnkronos) – Un passo verso la pace o una strategia di Mosca?
La Russia, dopo la telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin, ha annunciato la disponibilità a una tregua limitata che prevede la sospensione degli attacchi alle infrastrutture energetiche nella guerra con l'Ucraina. Kiev ha accolto la proposta, discussa nel colloquio di ieri tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La speranza che Putin accettasse il cessate il fuoco 'integrale' di 30 giorni emerso dai negoziati di Gedda sembra far parte di un passato già superato e ora il focus si sposta sulle infrastrutture energetiche. Perché sono così importanti? La tregua rappresenta un passo verso la de-escalation o un tentativo di Mosca di temporeggiare prima dell'affondo decisivo?  Il clima di sfiducia tra le due parti rimane alto. Russia e Ucraina si sono già accusate a vicenda di nuovi attacchi alle rispettive infrastrutture energetiche e violazioni della tregua, evidenziando quanto rimanga difficile garantire un cessate il fuoco duraturo. Negli ultimi anni, gli attacchi alle centrali sono stati un elemento cardine nelle strategie di guerra di entrambi i Paesi. La Russia ha colpito ripetutamente la rete elettrica ucraina nel tentativo di fiaccarne la resistenza e rendere la vita insostenibile per i civili.   Negli ultimi due anni, la Russia ha condotto una campagna sistematica di attacchi contro le infrastrutture energetiche ucraine, mirando a destabilizzare l’economia del Paese e minarne la resistenza. Dall’autunno del 2022, missili e droni russi hanno colpito sottostazioni elettriche, centrali termoelettriche e impianti di distribuzione, causando danni per almeno 13,5 miliardi di euro, secondo la Kyiv School of Economics. 
Alcuni impianti sono stati completamente distrutti, costringendo l’Ucraina a razionare l’energia con blackout programmati. Durante i momenti peggiori, a Kiev i residenti hanno avuto elettricità solo per poche ore al giorno, con interruzioni che hanno interessato anche i sistemi di pompaggio dell’acqua. Nonostante ciò, il sistema energetico ucraino ha resistito grazie alla difesa aerea occidentale, al lavoro incessante degli ingegneri e all’uso delle centrali nucleari, che hanno coperto fino alla metà del fabbisogno elettrico nazionale. Sul fronte opposto, Kiev ha intensificato i raid sulle infrastrutture energetiche russe a partire dall’inizio del 2024, puntando a ridurre le entrate di Mosca e limitare la sua capacità bellica. Con droni a lungo raggio, le forze ucraine hanno colpito raffinerie di petrolio, oleodotti e depositi di carburante, causando incendi e interruzioni temporanee della produzione. In particolare, gli attacchi hanno danneggiato la capacità di raffinazione della Russia fino al 10% in alcuni momenti, secondo il New York Times. Tuttavia, l’impatto complessivo è stato limitato, poiché le compagnie petrolifere russe sono riuscite a ripristinare rapidamente gli impianti colpiti.  Dal punto di vista russo, l'accordo potrebbe essere motivato più dalla necessità di proteggere le proprie infrastrutture energetiche che da un reale desiderio di ridurre la violenza. Le capacità ucraine di attaccare obiettivi a lungo raggio in Russia sono infatti aumentate, mettendo a rischio il sistema energetico del Cremlino. D'accordo con questa visione anche Ugo Poletti, direttore del giornale online in lingua inglese 'The Odessa Journal', che all'Adnkronos ha spiegato: "Dicendo di fermare gli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine, e chiedendo a Kiev reciprocità, Putin toglie in realtà all'Ucraina un'arma di offesa efficace''. Anche se, "togliere l'energia agli ucraini nella bella stagione non provoca più sofferenza".  La vera domanda resta: questa tregua sarà un primo passo verso una pace più ampia o un semplice stratagemma tattico? Gli alleati occidentali osservano con attenzione, consapevoli che un'interruzione temporanea degli attacchi potrebbe essere vantaggiosa per entrambi i Paesi, ma anche facilmente revocabile. Nel frattempo, i ministri della Difesa di Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia hanno annunciato il ritiro dal Trattato di Ottawa, che vieta l'uso di mine antiuomo, segnalando la loro crescente preoccupazione per la minaccia russa. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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