(Adnkronos) – "I tumori delle vie biliari sono in aumento nei paesi occidentali. Osserviamo diagnosi spesso anche in pazienti molto giovani". Così Carlo Garufi, direttore dell’Unità complessa di Oncologia medica presso l’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, in occasione di ‘Ottobre, il mese nazionale di sensibilizzazione sui tumori del fegato’ spiega che "si distinguono tumori intraepatici, ovvero colangiocarcinoma intraepatico, e colangiocarcinoma extraepatico, cioè a carico delle vie biliari prossimali, della colecisti o delle vie biliari distali". Oggi esistono strumenti "che sono in grado di fare delle diagnosi accurate, ovvero la Tac e la risonanza magnetica, e abbiamo la possibilità, attraverso la biopsia, di avere informazioni non soltanto istologiche ma anche dal punto di vista molecolare". (VIDEO) Ci sono novità anche nel trattamento dei tumori delle vie biliari. Se per molto tempo era basato su "combinazioni di chemioterapia che prevedevano due farmaci – cisplatino e gemcitabina – l’avvento dell’immunoterapia ha consentito l’aggiunta di farmaci anti-Pd1 e anti-PD-L1" che hanno aumentato "il tasso di risposta obiettiva, ma specialmente migliorato il tempo in cui la malattia è sotto controllo o, addirittura, la sopravvivenza. Con queste modalità terapeutiche avanzate, si può disporre di uno schema" di intervento "che consente di utilizzare talvolta la terapia anche in fasi più precoci della malattia e portare a una chirurgia radicale o addirittura al trapianto di fegato, nell’ambito di protocolli ben definiti, i pazienti giudicati una volta inoperabili". "Al San Camillo di Roma – sottolinea Garufi – abbiamo una vasta esperienza nell’ambito dei tumori delle vie biliari, perché siamo in collegamento con un centro di chirurgia epatica molto all’avanguardia, che è anche in grado di fare trapianti di fegato. La nostra attività è aumentata notevolmente negli ultimi 3-4 anni e possiamo dire che questa stretta collaborazione tra competenze mediche e competenze chirurgiche si è tradotta in un vantaggio per quanto riguarda gli ammalati, perché possono disporre di tutte le competenze necessarie per poter affrontare al meglio la loro malattia". Sconto l’esperto, "i tumori delle vie biliari rappresentano oggi una sfida non soltanto per l’oncologo, ma per l’intera comunità scientifica che affronta queste patologie. Sicuramente avere all’interno della propria struttura tutti i colleghi che si interessano a 360 gradi di questa neoplasia – conclude – non può far altro che migliorare le prestazioni, le performance e, alla fine, la sopravvivenza dei nostri ammalati".
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