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Spithill: “SailGP cambierà il mondo della vela, l’Italia può prendersi la scena”

(Adnkronos) – La nuova avventura di Jimmy Spithill lucida i principi di una vita. “Nello sport – spiega all'Adnkronos – la certezza è che ci saranno sempre sfide, difficoltà ed errori. Prima o poi, bisognerà rialzarsi e imparare l’arte della resilienza, la capacità di reagire e adattarsi alle situazioni. Per diventare atleti e persone migliori”. Skipper da record, con alle spalle una carriera da film, l’australiano è pronto a ricominciare a capo del Red Bull Italy SailGP, la neonata squadra italiana di vela di cui è ceo, fondatore e co-proprietario, che rappresenterà la penisola nel campionato SailGP. Un torneo velico di grande prestigio, in cui team nazionali battagliano in varie tappe in giro per il mondo.  
Spithill, come nasce questa sfida?  “Nel 2021 ho partecipato all’America’s Cup con Luna Rossa, sfidando New Zealand. In quei giorni, molti di noi guardavano la prima stagione di SailGP. Io poi sono entrato nel team Usa da Ceo e timoniere e lì ho avuto la conferma. Come atleta, mi piace gareggiare e voglio farlo sempre. Con l’America’s Cup, invece, questo sport non ha mai avuto una stagione regolare. Al termine di un’edizione, nessuno sa mai cosa succede per un po’ di tempo. Con SailGP no. Ed è qui che sta l’appeal, nell’avere la possibilità di competere in una stagione regolare”.  
SailGP Italia è stata acquisita dal Muse Consortium, con lei, Assia Grazioli-Venier e Gian Luca Passi de Preposulo. Qual è il vostro obiettivo?  “Non ci nascondiamo, vogliamo diventare la prima squadra in SailGP. L'Italia è una nazione fantastica, con molti fan di sport di corsa e velocità. Dalla Formula 1 alla MotoGP, ce n’è per tutti i gusti. L'ho visto durante tutta la mia carriera e me ne sono reso di nuovo conto in questa prima fase. Un dato interessante? Questo sport ha circa l’85% di fan provenienti dal mondo delle corse, che fanno da traino. Gli appassionati di vela puri sono in minoranza”.  
Quindi è una sfida anche commerciale?
 “Sappiamo che qui c'è un talento incredibile. Ci sono molti atleti fantastici, ma crediamo anche che, fuori dall'acqua, si possa avere successo su più fronti. È appena finita la quarta stagione del campionato, ora ci sono 12 squadre e 13 eventi. I numeri dell’audience e sponsor importanti come Rolex, lo stesso della Formula 1, fanno intuire la portata del movimento”.  
Si intuisce anche dai nomi di alcuni investitori…  “Sebastian Vettel, ex pilota di Formula 1, è il proprietario del Team Germania. Kylian Mbappé, stella del Real Madrid, ha invece investito nel team francese. Si tratta di campioni che comprendono il valore di questo sport, una prova banale che il discorso funziona”.    
Con il team Red Bull Italy SailGP ci sarà anche Ruggero Tita, due volte oro olimpico. Quale valore può dare?
 “Ruggi, come lo chiamo io, è un atleta incredibile e una brava persona. L’ho conosciuto durante le campagne dell'America’s Cup con Luna Rossa. È corretto e ha molto talento, è già una star e un punto di riferimento di questo sport. Sta crescendo con un ruolo da leader in una squadra importante ed è una cosa fantastica”.  
A proposito di America’s Cup, quanto aiuta l’esperienza accumulata in un’avventura del genere?  “Ho amato tutte le otto le edizioni dell’America’s Cup a cui ho partecipato, ma la sfida principale è sempre stata la mancanza di una stagione regolare e di regole stabili, il non sapere se una squadra potrà essere ai blocchi di partenza l’anno dopo. Una cosa molto strana, che non succede per esempio in sport mainstream come calcio e Formula 1. Avere continuità è importante per far crescere il team, gli atleti e la disciplina stessa. Con relativi investimenti”.  
Nel 2027, l’America’s Cup arriverà in Italia e sarà Napoli a ospitare la manifestazione. Cosa ne pensa?  "Incredible. È uno spettacolo. Per Napoli e per il movimento in generale è un’opportunità grandiosa e il bello è che ora ci saranno due competizioni per gli italiani, con il Red Bull Team in SailGP e Luna Rossa in America's Cup. I tifosi avranno più cose da seguire e non si annoieranno”.  
La rivedremo all’America’s Cup?  "Non lo so. Non ho ancora fatto piani per l’America’s Cup e al momento sono concentrato su Red Bull Italy SailGP. Penso che i giovani talenti come Ruggero Tita e Marco Gradoni siano molto forti, lo abbiamo già visto. Sono ancora un grande appassionato di questo sport e amo competere, ma adesso il focus è sul mio lavoro. L’Italia è in ottime mani con questa nuova generazione di talenti".  
Il fascino di SailGP si lega in primis ai catamarani F50, le Formula 1 del mare. Ce li racconta?  "La faccio breve. Sono barche foiling ad alte prestazioni, velocissime ma difficili da guidare. Più di quelle dell’America’s Cup. In SailGP il discorso è più impegnativo, perché c’è meno automazione e una componente fisica maggiore. La comunicazione a bordo dev’essere perfetta. Dal mio punto di vista, sono le barche più belle e complesse al mondo. Volano sull’acqua". 
L’altro grande tema di SailGP riguarda gli avversari.
 "Sulla linea di partenza ci sono 12 barche, è come un Gran Premio di MotoGp o di Formula 1. L'adrenalina sta nella competizione stessa, un aspetto unico è che tutto è pensato per avvicinare i tifosi al campo di gara. Molto diverso dalle regate tradizionali, dove gli spettatori non sono una priorità e le gare si svolgono spesso lontano dalla costa, tenendo il pubblico a distanza".  In questi giorni le voci su "Uncharted", docuserie sulla sua carriera, dominano la scena.
 "Penso che in tutti gli sport ci sia interesse e voglia di capire il dietro le quinte e la vita dei campioni, che magari intraprendono un’altra carriera dopo l'agonismo. Con ‘Drive to survive’, per esempio, abbiamo visto quanto questo aspetto sia interessante e ricco di fascino in Formula 1. È bello che le persone possano vedere come funziona. Nel caso di SailGp, alle telecamere non viene nascosto nulla e penso sia anche curioso vedere atleti che diventano proprietari di team, come successo a me e a Ben Ainslie".  
Lei è stato il più giovane skipper dell’America’s Cup, ma anche il più giovane vincitore del trofeo e oggi si sta cimentando in una sfida visionaria che promette successo. Ce l’ha un segreto?
 "Sono stato fortunato, ho avuto brave persone attorno a me. Campioni di alto livello, che hanno però sempre pensato in primis alla squadra e non al loro ego. E poi, lo sport dà tantissime lezioni di vita. Qualche volta si perde e ogni tanto si vince, ma di sicuro ogni giorno si impara. Basta stare attenti". Jimmy Spithill insegna. (di Michele Antonelli) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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