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Roland Garros, il coro che ha conquistato il pubblico. E anche Alcaraz – Video

(Adnkronos) – In questi giorni di Roland Garros 2025, c'è un coro su tutti che si sta prendendo la scena. In ogni campo di Parigi, secondo Slam della stagione dopo gli Australian Open vinti da Jannik Sinner, i tanti tifosi e appassionati di tennis che stanno popolando, come ogni anno, le tribune si divertono a intonare un motivetto ben udibile anche dalla tv ed entrato nella testa persino degli stessi giocatori. Tra un punto e l'altro qualcuno, sugli spalti, urla "Poporopoporopoooo" e tutti gli altri, puntalmente, rispondono con un "olèèè" prolungato. Il copione si ripete spesso nel corso di ogni partita del Roland Garros, anche a distanza di pochi punti, diventando una vera e propria colonna sonora del torneo. Dopo il suo match contro l'ungherese Fabian Marozsan, valido per il secondo turno e vinto in quattro set, Carlos Alcaraz, durante la tradizionale intervista post partita sulla terra rossa del Philippe-Chatrier, ha fatto una richiesta particolare al suo intervistatore: "Posso fare una cosa?", aveva domandato lo spagnolo, per poi allargare il sorriso e urlare nel microfono "Poporopoporopoooo", ricevendo il 'solito' "olèèè" e scatenando le risate del pubblico. La frequenza con cui viene intonato il coro però, spesso anche da bambini, può risultare un po' fastidiosa non solo a chi sta seguendo il match dal vivo o in televisione, ma anche ad altri tennisti che non godono del senso dell'umorismo di Alcaraz. A lamentarsene apertamente è stato un altro spagnolo, Jaume Munar: "Non mi morderò la lingua. Trovo che sia una mancanza di rispetto non smettere di cantare e interrompere continuamente la concentrazione dei giocatori. Così non permettono che il gioco continui", ha detto dopo la sua sconfitta del secondo turno contro il francese Arthur Fils, "bisogna ricordare che noi siamo qui per fare il nostro lavoro. I tifosi sono lì per lo show, ma a volte il campo sembra un circo o un teatro. Succede troppo spesso. C'è un momento in cui non lasciano battere, non smettono di disturbare. Se faccio doppio fallo è colpa mia, ma bisogna lasciare che il gioco si svolga. Non ci lasciano fare il nostro lavoro" È vero che il tennis, a differenza ad esempio del calcio o di quegli sport che possono contare su una vera e propria tifoseria, non offre una gran varietà di cori. Il motivetto aveva animato anche le tribune del Foro Italico negli ultimi Internazionali d'Italia, dall'iconico Pietrangeli fino al Centrale. Ogni tanto il pubblico variava con un "C'mon, let's go", mettendo in mezzo il nome del tennista di turno e ricevendo per risposta le mani battute a tempo dal resto dello stadio.  —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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