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Napoli, ora la festa scudetto. Ma pesa la decisione di Conte sul futuro

(Adnkronos) – Notte di festa e lacrime a Napoli, per il quarto scudetto degli azzurri. La squadra di Antonio Conte ha vinto la Serie A 2024-25 dopo il successo nell'ultima partita contro il Cagliari e ora prepara le celebrazioni in città con il pullman scoperto. Con un grosso punto interrogativo sul futuro dell'allenatore, di cui hanno parlato nel post-gara anche i protagonisti. "Questo è uno scudetto scugnizzo, d'altronde Conte viene dal Sud. A Torino ha la casa ma è sempre uno del Sud e aveva una squadra di scugnizzi dai capelli azzurri" ha detto il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, aggiungendo a proposito del contratto del tecnico che "gli allenatori hanno una loro personalità, che va rispettata e non bisogna mai obbligarli. Anche se esistono dei contratti di ferro. Napoli è Napoli e merita rispetto".  Anche Conte ha parlato di quello che verrà, prima di lasciarsi andare nei festeggiamenti: "Noi ci stiamo godendo tutto, io con il presidente ho un ottimo rapporto. Anche con la famiglia, abbiamo avuto la possibilità quest'anno di conoscerci, io ho conosciuto lui e lui ha conosciuto me. Adesso stiamo festeggiando tutti quanti insieme, siamo due vincenti, magari lo siamo in maniera diversa ma siamo due vincenti". Per Conte, ci sarà ora da esultare per un titolo storico e inaspettato. Con una festa destinata a durare a lungo, almeno fino a lunedì 26 maggio, quando alle 15 il bus scoperto con la squadra sfilerà per il lungomare della città salutando i tifosi. "I pullman – ha spiegato il sindago della città Gaetano Manfredi – sfileranno dal molo Luise fino a piazza Vittoria, andata e ritorno, lunedì pomeriggio alle 15. Avremo circa centomila posti disponibili e quattro maxischermi nelle piazze per chi non riuscirà ad entrare". Ieri sera sono stati intanto migliaia a riversarsi per le strade della città, soprattutto in Piazza del Plebiscito. Bandiere e sorrisi, fumogeni, parrucche azzurre, nessun problema di ordine pubblico. Una festa salita di intensità minuto dopo minuto. Soprattutto ragazzi con la maglia numero 10: non hanno visto Maradona, sono passati oltre 30 anni, ma la trama è arrivata da genitori, parenti, nei minimi dettagli e il culto è osservato con pienezza. Antonio Conte, Scott McTominay, certo. I cori che si sono ascoltano ogni 15 giorni allo stadio Maradona. Ma è la maglia azzurra che i tifosi per le strade del centro avvertono come una seconda pelle. Una questione di identità.  —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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