Medicina: malattia di Crohn, nutrizione clinica in corsi regionali Ig-Ibd per gastroenterologi

(Adnkronos) – La nutrizione è parte integrante della terapia, accanto ai trattamenti farmacologici, per una gestione più efficace e completa dei pazienti adulti affetti da malattia di Crohn. Lo conferma il fatto che quest'anno, per la prima volta, i corsi regionali Ig-Ibd (Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease), dedicati ai gastroenterologi Ibd in Italia, includono una sessione dedicata alla nutrizione clinica. Si tratta di un'evoluzione importante nel trattamento delle malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici). Sponsor scientifico di 7 corsi regionali Ig-Ibd rivolti ai gastroenterologi impegnati nella presa in carico dei pazienti con malattia di Crohn e colite ulcerosa è stato Nestlé Health Science, attraverso la campagna 'Più Crohnsapevoli – Per una nutrizione consapevole'. Negli ultimi anni i casi di Mici in Italia hanno registrato un incremento superiore al 500%, informa l'azienda in una nota. La malattia di Crohn interessa oggi oltre 100mila persone, con un impatto significativo sulla qualità di vita e sul sistema sanitario. Un dato che evidenzia la necessità di un approccio sempre più globale, capace di rendere la nutrizione clinica parte strutturale del percorso terapeutico. L'inserimento della nutrizione clinica nei corsi regionali Ig-Ibd rappresenta una svolta culturale e scientifica: lo stato nutrizionale del paziente, infatti, influisce direttamente sull'efficacia dei farmaci, sulla remissione e sulla prevenzione delle complicanze. Si tratta di un'evidenza riconosciuta anche nelle nuove linee guida Ecco 2025 (European Crohn's and Colitis Organisation), che includono ufficialmente la nutrizione clinica tra gli interventi terapeutici raccomandati. "Per anni la nutrizione clinica è stata considerata un aspetto accessorio nella gestione delle Mici – afferma Massimo Claudio Fantini, presidente Ig-Ibd – Oggi le evidenze scientifiche ci dicono che può fare la differenza nel decorso della malattia e nella qualità di vita dei pazienti adulti. L'inclusione della nutrizione nei nostri corsi rappresenta un cambio di paradigma: formare specialisti consapevoli significa costruire un approccio terapeutico realmente multidisciplinare, dove ogni intervento – farmacologico e nutrizionale – concorre al successo delle cure". Se nel contesto pediatrico la nutrizione è già parte integrante del trattamento – prosegue la nota – nel paziente adulto questa consapevolezza è in crescita, grazie a un aumentato numero di studi che ne dimostrano i benefici clinici e sulla qualità di vita. Oggi, grazie alla Consensus Ecco 2025 e alle linee guida Espen (European Society for Clinical Nutrition and Metabolism), la nutrizione entra ufficialmente nella terapia anche per gli adulti con raccomandazioni basato su prove scientifiche: Een (Nutrizione enterale esclusiva), efficace per indurre la remissione in adulti e bambini; raccomandata anche in pre-chirurgia; Pen (Partial Enteral Nutrition) pari o superiore al 35% del fabbisogno calorico, utile per mantenere la remissione come supporto alla terapia farmacologica, e Cded (Crohn's Disease Exclusion Diet) + Pen, unica dieta scientificamente approvata per indurre la remissione. La nutrizione non è più solo supportiva: diventa parte integrante della cura dell'adulto A tale proposito, "tra le soluzioni nutrizionali, Modulen, alimento a fini medici speciali sviluppato da Nestlé Health Science – riferisce l'azienda – è l'unico supportato da numerose evidenze cliniche e rappresenta un riferimento consolidato nella gestione nutrizionale della malattia di Crohn".  Il tema è stato approfondito durante il corso precongressuale Ig-Ibd dedicato alla transizione del paziente dalle cure pediatriche a quelle dell'adulto con un focus sulla nutrizione clinica, grazie al contributo non condizionante di Nestlé Health Science. Con questa collaborazione, Ig-Ibd e l'azienda "ribadiscono il loro impegno a promuovere una cultura della nutrizione clinica come parte integrante della cura, favorendo la diffusione di buone pratiche e la costruzione di un linguaggio condiviso tra professionisti, istituzioni e pazienti". 
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Scritto da staff

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