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L’ex negoziatore di Shalit: “Momento storico, siamo a fine guerra Gaza. Trump merita il Nobel”

(Adnkronos) – E' ''un momento storico in Medio Oriente'' perché grazie all'accordo raggiunto a Sharm el-Sheikh ''si è arrivati alla fine della guerra e non a un cessate il fuoco temporaneo nella Striscia di Gaza''. Un accordo raggiunto con il ruolo cruciale degli Stati Uniti, per cui ''il presidente americano Donald Trump merita il Premio Nobel per la pace''. Così all'Adnkronos l'attivista israeliano Gershon Baskin, il mediatore che nel 2011 convinse il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a stringere un accordo con Hamas per ottenere la liberazione del caporale Gilat Shalit, in ostaggio nella Striscia di Gaza. Un accordo storico sul quale Baskin nutre ''fiducia, verrà rispettato'' e che ha rotto anche un tabù, ''è stata la prima volta nella storia che rappresentanti ufficiali israeliani e funzionari di Hamas si sono seduti nella stessa stanza'' sottolinea. ''L'ho visto con i miei occhi in un video'', risponde ai dubbi sollevati da un articolo del Times of Israel secondo cui il video in questione era fuorviante, ripreso da due angolazioni diverse. Sta di fatto che anche questa volta Baskin ha preso parte al processo negoziale, ''ho partecipato alle discussioni su tutte le questioni'' e ''i miei sforzi principali sono stati quelli di comunicare con Steve Witkoff e trovare un modo per creare un canale segreto tra gli americani e Hamas, sapendo che il negoziato non doveva essere diretto con gli israeliani. Gli israeliani avrebbe accettato qualsiasi cosa Trump li avesse costretti ad accettare''. La svolta, ha ricostruito in una nota, è arrivata ''il 19 settembre, in tarda serata'', quando l'inviato di Trump per il Medioriente ''Witkoff mi ha chiamato e mi ha detto: 'Abbiamo un piano'''. Ne è seguita, racconta Baskin, ''una lunga conversazione e ho sostenuto i piani americani, avanzando alcuni suggerimenti su come coinvolgere Hamas''. A questo punto gli americani hanno chiesto a Baskin ''di convincere la leadership di Hamas che Trump faceva sul serio, che non c'entrava nulla con il raid israeliano su Doha e voleva che la guerra finisse. Negli ultimi mesi sono stato in contatto con 8 membri della leadership di Hamas fuori Gaza. Tre di loro hanno discusso con me. Non ho avanzato suggerimenti a Israele perché per oltre un anno ho creduto che, se il presidente Trump avesse deciso che la guerra dovesse finire, avrebbe costretto Netanyahu a sottoscrivere l'accordo. Ed è esattamente quello che è successo''. Baskin, però, non era presente a Sharm el-Sheikh e "non so cosa sia stato deciso e cosa debba ancora essere deciso''. Nello specifico, il mediatore spiega di ''non sapere'' quale decisione sia stata presa sulla richiesta di rilascio di Marwan Barghouthi, questione ritenuta ''centrale'' per Hamas. ''Ho dedicato molto tempo e sforzi per fornire agli americani informazioni su Marwan Barghouthi'', ha spiegato. Quindi ''ci sono ancora dettagli che non conosciamo'', ma per l'attivista israeliano è stata ''una mossa brillante'' il fatto che ''Trump abbia vincolato Netanyahu all'accordo, mentre qatarioti, egiziani e turchi hanno vincolato Hamas all'accordo''. Baskin ha anche voluto ricordare che ''senza Witkoff niente di tutto questo sarebbe successo''. E ha sostenuto che ''il ruolo di Jared Kusher in questo momento è stato cruciale perché in futuro'' il ministro israeliano per gli Affari strategici ''Ron Dermer lavorerà per Kushner e non per Netanyahu. Portare Kushner all'ultimo round di negoziati è stata una mossa brillante per neutralizzare il ruolo di Dermer, che consisteva nel vanificare ogni possibilità di porre fine alla guerra''. Infine, ''il ruolo chiave della Turchia è stato cruciale nel fare pressione su Hamas affinché accettasse l'accordo e non si tirasse indietro dal tavolo'', sottolinea l'attivista. Ora ''israeliani e palestinesi possono ricominciare a respirare'' in attesa ''della piena attuazione'' del piano, conclude. 
—internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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