(Adnkronos) – “Nel contesto globale attuale l’internazionalizzazione della ricerca non è più una scelta, ma una condizione necessaria per garantire competitività, attrattività e impatto concreto delle innovazioni prodotte. A livello europeo con l’adozione del piano strategico di Horizon Europe, fin qui sono stati impegnati oltre 65 miliardi di euro nell’ambito dei partenariati europei e oltre il 65% dell'importo totale è stato fornito dal settore privato, con l’obiettivo di garantire un ruolo guida agli Stati Membri nello sviluppo e nell'impiego di attività di ricerca e innovazione”. Così Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Italia, in occasione di Investopia Europe 2025, l’evento che collega la comunità globale degli investitori alle future opportunità di investimento e di business. “In Europa – ha proseguito Pompei – programmi come Horizon Europe rappresentano un importante catalizzatore per l’internazionalizzazione. Infatti, promuovono partenariati strategici, reti di eccellenza e infrastrutture condivise tra Paesi membri e partner extra-Ue, con l’obiettivo di aumentare la massa critica della ricerca e migliorare la capacità di trasformare le scoperte scientifiche in soluzioni industriali esportabili. Le collaborazioni transfrontaliere tra università, centri di ricerca, imprese e istituzioni favoriscono non solo il trasferimento tecnologico su scala globale, ma anche la creazione di ecosistemi della conoscenza più resilienti, multidisciplinari e capaci di rispondere alle sfide industriali e sociali contemporanee”. In conclusione, Pompei ha citato anche il ruolo chiave dalle aziende del comparto privato, “che agiscono come hub capaci di connettere il sistema italiano con reti globali, stimolando il dialogo tra attori pubblici e privati su scala internazionale e rafforzando la capacità dei singoli Paesi di essere non solo fruitori, ma anche esportatori di innovazione”. Infine secondo Pompei “per il Sistema Italia, l’internazionalizzazione della ricerca e del trasferimento tecnologico può essere un moltiplicatore di valore, ma richiede alcune condizioni abilitanti come la presenza in reti di ricerca europee e globali; una migliore attrattività per talenti e ricercatori internazionali; strutture dedicate al tech transfer con orientamento internazionale; una tutela della proprietà intellettuale da affiancare alla gestione dei diritti su scala internazionale, per favorire la protezione e la valorizzazione del know-how generato nelle collaborazioni transfrontaliere”. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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