(Adnkronos) – "La prevenzione non guarisce, ma riduce i giorni in cui si devono assumere i farmaci sintomatici, quindi la disabilità, l'intensità dell'attacco. Questo migliora la qualità della vita e riduce la progressione della malattia". Lo ha detto Henrik Winther Schytz, consultant in neurology and associate professor at the Danish Headache Center at the Department of Neurology, Rigshospitalet, Copenhagen, primo ricercatore dello studio Resolution i cui risultati, presentati oggi a Helsinki nel corso dell'11esimo Congresso Ean – European Academy of Neurology, hanno dimostrato l'efficacia di un intervento educativo e dell'impiego di eptinezumab (un anti-Cgrp) in pazienti con emicrania cronica e cefalea da uso eccessivo di farmaci (Medication-overuse headache, Moh). "L'emicrania – continua l'esperto – si può trattare con approcci non farmacologici, come cambiamenti nello stile di vita, trattamenti sintomatici, al momento dell'attacco, ma anche con la prevenzione. Il problema è che il paziente vive nell'ansia, nella paura che, se non prende il farmaco, si ripresenti l'emicrania, per questo serve un approccio educazionale. Nello studio Resolution il placebo ha dato dei miglioramenti, ma l'uso del farmaco ha dato risultati clinicamente significativi nella riduzione dei giorni di emicrania da 11 giorni senza analgesici, rispetto ai 7-8 del placebo. Del resto, gli studi dimostrano che anche l'iniezione di Cgrp causa un attacco di emicrania anche in chi è sano. La disponibilità di farmaci che bloccano questo peptide riduce i giorni e intensità del sintomo, ma questi farmaci vengono introdotti tardi, quando il paziente ha già la forma cronica indotta anche da farmaci come triptani e altri analgesici, per 8-9 giorni al mese, questo è il limite". Anche i risultati dello studio registrativo di fase 3 Sunrise, per valutare l'efficacia e la sicurezza di eptinezumab rispetto al placebo in una popolazione prevalentemente asiatica affetta da emicrania cronica e presentati contestualmente al congresso, confermano che l'anticorpo monoclonale riduce in modo statisticamente significativo il numero medio di giorni mensili con emicrania (Mmn) rispetto al placebo. I pazienti trattati avevano infatti 4 volte più probabilità di ottenere una riduzione del 75% o maggiore dei giorni mensili con emicrania nelle prime 4 settimane, rispetto al placebo, con miglioramenti osservabili già dal primo giorno e mantenuti fino alla dodicesima settimana. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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