(Adnkronos) – Ecco una selezione delle novità in libreria, tra romanzi, saggi, libri d'inchiesta e reportage, presentata questa settimana dall'AdnKronos. E' da qualche giorno in libreria il nuovo libro dell'editorialista del 'Corriere della Sera' Federico Rampini, 'La lezione del Giappone', pubblicato da Mondadori nella collana 'Strade Blu'. Il mondo sta riscoprendo il Giappone. Un sintomo è il boom di visitatori, che sconvolge un paese poco abituato all’overtourism. È una riscoperta che ha molte facce. La rinascita dell’industria nipponica è quasi invisibile, nascosta in prodotti ad altissima tecnologia di cui nessuno può fare a meno. Più vistoso è invece il «soft power» di Tokyo, che dilaga da decenni nella cultura di massa: dai manga agli anime, dai videogame alla letteratura, dal cinema al J-pop, adolescenti e adulti occidentali assorbono influenze nipponiche talvolta senza neppure saperlo. Il sushi è ormai globale quanto la pizza. Se si elencano tutte le mode nate nel Sol Levante, colpisce un’analogia con quel che fu l’Inghilterra dei Beatles negli anni Sessanta. Persino la sua spiritualità, dallo shintoismo al buddismo zen, ha esercitato una presa potente su noi occidentali, anticipando l’ambientalismo e il culto della natura come 'divinità diffusa'. Il Giappone è soprattutto un laboratorio d’avanguardia per le massime sfide del nostro tempo: fu il primo a conoscere denatalità, decrescita demografica, aumento della longevità. Dentro le soluzioni che sperimenta per invecchiare bene c’è una lezione per tutti noi. Federico Rampini, che lo frequenta da oltre quarant’anni, ci guida in questo viaggio fra i misteri di una civiltà antichissima e affascinante, un paese che condensa modernità e rispetto della tradizione come nessun altro, e ciononostante deve far fronte a numerosi paradossi: il paradiso delle buone maniere può essere vissuto come una prigione di conformismo, tanto che alcuni decidono di scomparire, evaporando nel nulla. E come conciliare i tassi di criminalità più bassi del mondo con l’esistenza della temuta mafia Yakuza? Anche la sua centralità geopolitica è fondamentale. Ottant’anni di dibattito sull’atomica acquistano una prospettiva nuova, quando li si ricostruisce da Hiroshima. Per non parlare del futuro della Cina e della sfida che essa lancia all’Occidente: nessuno è in grado di decifrarlo meglio dei giapponesi, che hanno millecinquecento anni di esperienza. Il Sol Levante, inoltre, è stato il primo a sperimentare i fulmini del protezionismo americano, fin dagli anni Settanta, ispirando Donald Trump. In un mondo in cui sempre più paesi riscoprono il capitalismo di Stato, le politiche industriali, la geoeconomia, la lezione del Giappone, preziosa quanto silenziosa, è la mappa di un futuro che riguarda tutti noi. E' sugli scaffali da qualche giorno con Rizzoli 'Ne uccide più la gola che la sciarpa', autobiografia. Il libro è la storia rocambolesca di un ragazzo di campagna, colma di ricordi, incontri decisivi, aneddoti esilaranti, sullo sfondo immancabile della Milano del secondo dopoguerra: un periodo fiorente e pieno di speranza, con i suoi artisti, i circoli operai, le osterie anarchiche, i locali come il Derby, dove sono nati il teatro-canzone di Enzo Jannacci e Giorgio Gaber e la comicità surreale e giocosa che ha fatto scuola in tutta Italia. In questa città due amici d’infanzia cominciano a suonare la chitarra e a cantare canzoni popolari, dando vita al duo comico “Cochi e Renato” che diventerà una coppia indimenticabile della televisione e del cabaret. Abbandonato il duo, Pozzetto inizia una lunga e fortunata carriera cinematografica che lo porterà negli anni Ottanta a scrivere pagine di storia della commedia all’italiana. Ne uccide più la gola che la sciarpa è tutto questo e molto altro ancora: il racconto degli affetti familiari, delle passioni e degli incontri di un artista che è diventato un’icona della cultura popolare italiana. Garzanti manda in libreria 'Un gatto per far tornare il sereno' di Tanya Guerrero con la traduzione di Elisabetta Valdré. Come ogni randagio che si rispetti, Gatto conosce alla perfezione il quartiere di Brooklyn in cui abita. Sonnecchia steso al sole sui muretti e osserva tutto con i suoi grandi occhi curiosi. Ma soprattutto, fiuta quello che le persone non dicono, e sente ciò che i cuori urlano quando le parole non bastano. In quelle strade vivono anime fragili che hanno smarrito la rotta, con qualcosa da lasciarsi alle spalle o un desiderio da realizzare. E Gatto veglia su di loro. È il primo ad accorgersi dei misteriosi Post-it pieni di parole e complimenti timidi rivolti a Núria, volontaria dell’associazione per i randagi del quartiere. Da un po’ sembra aver perso la sua scintilla, ma il micio le resta vicino. Lui sa chi le lascia quei messaggi d’amore anonimi, ma è ancora presto per svelarlo. Poi c’è Collin, autore di bestseller che non riesce a scrivere neppure una riga alle prese con problemi di cuore; Bong, il fioraio dall’aria malinconica rimasto vedovo da poco che vive in una casa troppo silenziosa; e Omar, il postino gentile che ha rinunciato ai suoi sogni. E infine la dolce Lily, arrivata da poco con una valigia rossa e il cuore pieno di speranze. Il micio la vede cercare tra la gente gli occhi di una sorella che non ha mai conosciuto. Gatto ha un bel da fare con tutti questi umani e i loro pasticci. A modo suo, cerca di dare loro una spinta per trovare la felicità. Ma arriverà il momento in cui sarà lui ad avere bisogno di loro e i suoi amici gli restituiranno tutto l’affetto che ha donato. Perché a volte basta un gatto nero dal cuore grande per ricordarci quanto sia semplice volersi bene. Tanya Guerrero ci regala una piccola via di fuga dalla realtà. Il suo micio dal cuore d’oro, un balzo dopo l’altro, ha conquistato i lettori, che hanno reso la sua storia un successo del passaparola. Ma quando Gatto ci mette la zampa non può che andare così. Un libro sui legami, sulla gentilezza, che parla di come si possa trovare una famiglia nei luoghi più inaspettati. "Mi sono rinnamorato di mia moglie a ottantasei anni, ed è qualcosa che ha a che fare con l’ineffabile. O con la demenza senile". E' la 'confessione' con cui il regista Pupi Avati apre il suo ultimo libro, 'Rinnamorarsi', pubblicato da Solferino sugli scaffali dal 21 ottobre. Non c’è dubbio, la vecchiaia è la stagione più crudele della vita: il corpo ti tradisce, i ricordi ti tormentano, ogni giorno diventa un tiro di dadi con il Fato. Ma è proprio in questo tramonto che si ritorna all’essenza, delle cose e di sé, e tutto appare più prezioso. Così, può capitare di rinnamorarsi, magari della stessa donna che hai incontrato e scelto più di mezzo secolo fa sotto un portico di Bologna. E può succedere di provare tenerezza per il cinema, che vive una stagione così difficile e che meriterebbe nuove passioni. Di certo si ritrovano volti e voci ormai sfumati nel tempo, le ragazze che illuminavano le feste dell’adolescenza, un antico corteggiamento a suon di balli lenti e singolari regali, le anziane parenti che ti portavano a baciare i morti: tutto ciò che si credeva perduto torna, e lo scopriamo vivo, come vivi ancora siamo noi. Sul filo dei suoi giorni, in cui ricordi e affetti, successi e fallimenti coesistono in un eterno presente, Avati indaga i sentimenti alla base dell’esistenza umana, la saggezza che sta nel coltivarli e la difficoltà di conservarli di fronte alle minacce del mondo contemporaneo. Un racconto poetico e ironico, attraversato da una misteriosa e solida energia, che ha al cuore la dichiarazione d’amore verso una donna ma si allarga a includere la vita e l’arte tutte intere. Il tempo per alcuni è una corsa incessante, per altri un passo lento e incerto. Per qualcuno, invece, si è arrestato per sempre. E la storia d’Italia è un filo spezzato: un orologio fermo alla stagione del piombo e del sangue. In questo silenzio immobile sono immersi Vera Coen e Andrea Malchiodi, i protagonisti di 'L'orologiaio di Brest', l'ultima opera di Maurizio de Giovanni sugli scaffali dal 21 ottobre con Feltrinelli. Ha il destino scritto nel nome, Vera. Lavora come giornalista per un quotidiano locale e considera la ricerca della verità una missione. Ma a quarant’anni si ritrova con un lavoro insoddisfacente e precario, i dubbi di aver sbagliato tutto ad affollarle la mente e una scoperta sconvolgente con cui fare i conti…Il professor Andrea Malchiodi di anni ne ha quarantatré e ha incassato le delusioni di una carriera accademica spezzata da uno scandalo, in cui è stato ingiustamente coinvolto, insieme all’amarezza per un matrimonio finito. A separarlo dalla moglie e dalla figlia c’è un oceano di incomprensione. Ad affliggerlo, il dolore per la malattia della madre che lo ha cresciuto da sola, dopo averlo concepito in una notte nei primi anni Settanta, gli anni della rivolta. Un giorno come tanti, Andrea si trova davanti Vera. La giornalista lo mette a parte di un’incredibile rivelazione. C’è qualcosa che li lega. Un fatto di sangue accaduto quattro decenni prima. Una ferita nel lontano passato di lei che riscrive il passato di lui. E da quel momento per Andrea tutto cambia. Comincia così un’indagine nelle tenebre più fitte della notte della Repubblica, a caccia del misterioso “uomo degli ingranaggi”, l’esperto di armi ed esplosivi, militante di un’organizzazione combattente, poi primula rossa e custode di segreti inconfessabili. Il nastro si riavvolge fino al principio degli anni Ottanta, sospesi tra gli ultimi fuochi della lotta armata e le prime luci di un’età che si presenta come nuova e invece è dominata dai Gattopardi di sempre. L’orologiaio di Brest è una vecchia foto dimenticata, rimasta fuori dall’album di famiglia, è il ricordo rimosso che la risacca della memoria riporta alla coscienza, la verità celata che sconvolge le vite rimettendole in prospettiva. Maurizio de Giovanni scrive il romanzo che non aveva mai scritto: una storia che interroga il rapporto tra colpa e innocenza, memoria e oblio, verità e segreti, ma soprattutto che indaga il più indecifrabile dei legami: quello tra padri e figli. “Ha colpa il coltello di essere affilato? Ha colpa di tagliare il pane, o di affondare nella carne, quale che sia la carne, viva o morta, giovane o decrepita? Il coltello non ha colpa, e può essere soltanto felice di sé, qualora la mano che lo utilizza sia la più alta e nobile". 'Il romanzo inglese del ‘900' di Paolo Bertinetti è sugli scaffali con La Nave di Teseo. Da uno dei più autorevoli anglisti italiani, una galleria di ritratti dei maggiori romanzieri inglesi del Novecento: da Banville a Beckett, da Agatha Christie a Chatwin, da Conrad a Fleming, da Greene a Huxley, da le Carré a McEwan, da Zadie Smith a Virginia Woolf, senza trascurare le letterature inglesi dal mondo. Con una selezione mirata, il libro esplora le opere che hanno segnato il secolo, concentrandosi su due o tre romanzi chiave per ogni autore, quelli che ancora oggi occupano un posto di rilievo nelle librerie e nella memoria collettiva. I lettori troveranno una guida a quei testi che, al di là delle 'punte di diamante', hanno saputo influenzare il gusto del pubblico e resistere alla prova del tempo, sulla scia della riflessione di Ezra Pound, secondo il quale “il solo modo di mantenere la buona letteratura in circolazione consiste nella drastica separazione delle opere maggiori da tutta quella zavorra che è stata a lungo tenuta per valida e che è responsabile di avere diffuso la perniciosa idea corrente secondo la quale un buon libro deve essere per forza noioso”. Una lettura imprescindibile per chi desidera comprendere l’essenza di un’epoca attraverso le parole dei suoi protagonisti più influenti. 1910, Piemonte. Con le sue mani piccole e fredde, Giulia può incartare i cioccolatini senza farli sciogliere. È un dono prezioso. Ha soltanto quindici anni, è appena arrivata a Torino insieme a sua madre, Caterina, e ai fratelli, Angelo e Franco, alla ricerca di un futuro migliore. Inizia così 'La fabbrica dei desideri' (Piemme) di Valeria Gallina. Il primo giorno alla Moriondo e Gariglio, una fabbrica di cioccolato, le operaie possono mangiare gianduiotti, cremini e praline a volontà, senza subire un richiamo disciplinare. Tutte le dipendenti fanno indigestione e passa loro la voglia di sgraffignare i preziosi frutti del lavoro in azienda. Ma per Giulia è diverso. È sempre stata la ragazza più cocciuta, la più determinata, e dopo aver conosciuto la vera povertà guarda quei dolcetti come gioielli di cui non ci si può stancare. Col tempo, la famiglia inizia ad ambientarsi in città. Caterina lavora con Adele, rinomata sarta sabauda, e Giulia riprende gli studi interrotti troppo presto. La vita scorre serena ai Glicini, cascina sulla collina torinese con un bellissimo pergolato fiorito. Ma la Grande Guerra è alle porte. Gli uomini saranno chiamati uno dopo l'altro, torneranno stravolti o non torneranno mai, e le donne scopriranno una libertà nuova a cui non vorranno più rinunciare. Con un'eleganza narrativa da grande romanziera, Valeria Gallina parte dalla storia della sua famiglia e racconta un'Italia operaia, volenterosa, vitale. Giulia e i suoi fratelli si rincorrono nella Torino di un secolo fa, trascinando il lettore in una travolgente avventura d'altri tempi. Maria Grazia Calandrone firma 'Dimmi che sei stata felice', in libreria con Einaudi il 21 ottobre. Aurora nasce in un appartamento popolare a Roma Sud, mentre il Paese si prepara ad attraversare gli anni Settanta e il loro spegnersi nella strategia della tensione. Fin da ragazza accoglie il destino di una madre segnata dall’abbandono e il vuoto di un padre mai conosciuto. Del resto il passato sembra aver lavorato per lei da prima che nascesse: la nonna, con la quale Aurora ha un rapporto d’amore profondo e privilegiato, era scampata per miracolo al bombardamento di San Lorenzo. E anche Aurora crede di essere viva grazie alla forza della propria madre. Tutt’intorno, nel frattempo, la città respira come un organismo: abbraccia, tradisce, intreccia destini senza mostrarli. Tanto che, per una di quelle casualità che la vita a volte ci riserva, un giorno Aurora ritrova fugacemente il padre e, poco dopo, s’innamora di un giovane poeta venuto da lontano. In cerca di pace, Aurora si trasferisce a Nuova Ostia, un luogo che sa essere anche feroce. Eppure è proprio lì che incontra la magnificenza del mare e Viola. Le due donne sono quasi coetanee, e una naturalezza istintiva le avvicina. La loro storia è totalizzante, ma dove Viola si abbandona, Aurora si ritrae. I sentimenti, però, sono una terra che si può abitare solo senza difese. Maria Grazia Calandrone attraversa ancora una volta la materia viva della memoria e della Storia, fino a una conclusione vertiginosamente lirica. Stavolta la voce levigata e diretta dell’autrice trova le parole per dire che essere fedeli a noi stessi può essere un vincolo troppo stretto. Soprattutto per le donne, che nei libri di Calandrone si trovano sempre davanti a una scelta da cui è impossibile tornare indietro. Quando Jens Stoltenberg ha assunto l’incarico di segretario generale della Nato, nel 2014, non poteva immaginare che il decennio che avrebbe avuto davanti sarebbe stato segnato da guerre, crisi diplomatiche e un drastico riassetto dell’ordine mondiale. Nel memoir 'Nella stanza dei bottoni', in libreria con Laterza, Stoltenberg ci porta dentro la stanza dei bottoni della più potente alleanza militare del mondo, facendoci rivivere le scelte difficili che si devono compiere quando a essere in gioco è la pace globale. Jens Stoltenberg ci porta dietro le quinte delle decisioni che hanno plasmato il panorama della sicurezza globale nell’ultimo decennio. Questo libro non è solo un memoir politico, ma una testimonianza diretta di chi ha dovuto affrontare crisi internazionali, tensioni diplomatiche e minacce alla pace mondiale con determinazione e visione strategica. Stoltenberg racconta i momenti cruciali del suo mandato: la guerra in Ucraina, il ritiro della Nato dall’Afghanistan, le tensioni crescenti con Russia e Cina, il complesso rapporto con le amministrazioni americane e la sfida di mantenere unita l’alleanza più potente del mondo. Con uno stile incisivo e rivelazioni inedite, offre al lettore uno sguardo privilegiato su negoziati delicati e decisioni difficili prese nei corridoi del potere. Su tutto si stagliano gli incontri e i confronti con Vladimir Putin, le discussioni accese con Donald Trump, la solidarietà con Volodymyr Zelensky, l’amicizia con Barack Obama e Angela Merkel. Un racconto che illumina le dinamiche della diplomazia internazionale contemporanea e riflette sulle sfide che attendono l’Occidente. Jens Stoltenberg (1959) è un politico ed economista norvegese. È stato primo ministro della Norvegia per due mandati (2000-2001, 2005-2013) per il Partito laburista e segretario generale della Nato dal 2014 al 2024 – un periodo caratterizzato da importanti sfide di politica di sicurezza globale. È noto per il suo approccio pragmatico, le sue abilità diplomatiche e la capacità di costruire ponti tra diversi alleati.
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