(Adnkronos) –
Rompe il silenzio Nicole Pravadelli, ex compagna di Alex Britti, all'indomani della sentenza che l'ha condannata a sei mesi di reclusione (con pena sospesa) per il reato di interferenze illecite nella vita privata del cantante. All’Adnkronos la donna smentisce categoricamente le ricostruzioni mediatiche circolanti sulla vicenda, definendole false e dannose per la serenità del figlio di otto anni. Il Tribunale di Roma ha ritenuto Pravadelli colpevole di aver utilizzato un baby monitor, destinato al controllo del figlio, per spiare la vita intima di Britti. Tuttavia, è proprio sull'utilizzo di quel video che si concentra la replica della donna. "La cosa che mi preme dire, visto che è in tutti i titoli e non rappresenta la realtà, è che io abbia usato questo video per richiedere un affido esclusivo", ha dichiarato Pravadelli. "È assolutamente falso. L'affido esclusivo non l'ho mai richiesto nella causa civile. Anzi, è stato richiesto dalla controparte, che chiedeva il collocamento prevalente presso il padre". La richiesta di Britti, precisa la donna, "gli è stata negata dal giudice della Corte d'Apello perché non aveva nessuna motivazione". Pravadelli spiega che il video fu allegato a un'istanza per anticipare un'udienza, con l'obiettivo di "dimostrare che la situazione in casa era talmente conflittuale e negativa, in primis per il bambino, che non c'era tempo da aspettare". La donna smentisce anche la circostanza che lei vivesse a Milano: "Vivevamo sotto lo stesso tetto, nella casa familiare". Un'altra precisazione riguarda l'origine del procedimento penale. Contrariamente a quanto riportato da alcune testate, non sarebbe stato un giudice a insospettirsi. "In realtà, tutto parte da una denuncia-querela sporta nei miei confronti dal signor Britti", afferma. Annunciando l'intenzione di fare appello dopo aver letto le motivazioni della sentenza, Pravadelli esprime amarezza per l'impatto della vicenda sulla sua vita e su quella del figlio. "Questa notizia viene strumentalizzata continuamente, senza tenere conto che si parla di un bambino di 8 anni che ha diritto a un'infanzia normale e non a essere sbattuto in prima pagina per un gossip becerissimo". E aggiunge: “Mi sento in dovere di parlare, perché le conseguenze di questa narrazione mediatica ricadono dolorosamente su di me e, soprattutto, su mio figlio. Ogni giorno affronto una realtà pesante: vado a prendere mio figlio a scuola e incrocio gli sguardi di altri genitori che mi giudicano o mi negano il saluto. Viviamo in un quartiere piccolo, una comunità dove tutti si conoscono, e questo amplifica la pressione. È una situazione allucinante, resa insostenibile dal fatto che la gente basa il proprio giudizio su menzogne”. "Ci tengo a sottolineare, anche se non posso espormi più di tanto, che questa vicenda si inserisce in un contesto di tensioni elevatissime", aggiunge. E conclude con un appello: "Chiedo un po' di pace per me e mio figlio".
—cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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