(Adnkronos) – La possibilità di un ripido incremento nel prezzo del petrolio è bassa ma non nulla, e tutto dipende da quali azioni deciderà di intraprendere l’Iran. Tutto dipende dalla chiusura dello Stretto di Hormuz, azione autorizzata nella giornata di ieri dal parlamento iraniano, ma la decisione finale spetta al Consiglio di sicurezza nazionale. Una minaccia "reale”, ma che costituirebbe un’azione da “ultima spiaggia” per il regime degli Ayatollah. Così intervistato dall’Adnkronos Alberto Zorzi, Chief Investment Officer di Arca Fondi Sgr. Zorzi lascia intendere che nel caso di un’ulteriore escalation, è una carta che l’Iran potrebbe giocare, con implicazioni a tutto campo. Non solo oleodotti, a essere impattato sarebbe anche il commercio internazionale e il costo dell’energia. Il prezzo al barile del greggio “è salito, ma non siamo lontani dai livelli di inizio anno. C’è stato un forte aumento a giugno in seguito alla deteriorazione della situazione, ma le minacce di chi è disperato sono sempre da prendere in considerazione, non sono mosse dalla razionalità”. Sul costo dell’energia “per quanto riguarda la domanda marginale è necessario ricorrere a gas e petrolio. Potrebbero esserci impatti di breve termine, ma è tutto molto legato a quanto accadrà al prezzo spot del petrolio”. Il rialzo dei prezzi di questi giorni “lo vedremo riflesso nei prezzi dei carburanti, ma riguarda contratti per scadenze brevi. Quelli per scadenze più lunghe seguono il mercato spot, ma la direzione è quella di un rientro da questa situazione”. In rialzo anche la breakeven inflation, l’inflazione implicita, una misura del tasso di inflazione atteso dal mercato, data dalla differenza tra i rendimenti di titoli nominali e titoli indicizzati all'inflazione: “Un rialzo composto che non lascia pensare a una modifica delle aspettative sul medio termine, ma nulla che faccia presagire una dinamica debordante.” aggiunge. Un dato che “sarà oggetto di analisi delle banche centrali nel momento in cui dovranno decidere le prossime mosse di politiche monetaria”. Se le cose andassero come segnalano gli analisti del settore, la crisi verrebbe risolta rapidamente “almeno dal punto di vista dei mercati” e nell’arco di una settimana il tema centrale tornerebbe a essere quello della guerra commerciale e “lo stato di salute della politica fiscale americana” dice Zorzi. L’intervento in Iran è stato “molto mirato e circoscritto”, l’esperto dubita “sia nell’intenzione di Donald Trump farsi trascinare in un conflitto di lunga durata, costoso e difficilmente giustificabile”. La crisi quindi “dovrebbe rientrare abbastanza rapidamente”. —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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