(Adnkronos) – Una Prima da ricordare, tra emozioni intense e riflessioni profonde. Il pubblico della Fenice ha accolto con 7 minuti di applausi trionfali l'apertura della stagione lirica 2025-26, inaugurata questa sera con "La Clemenza di Tito" di Wolfgang Amadeus Mozart, nell'allestimento firmato dal regista scozzese Paul Curran e diretto dal maestro inglese Ivor Bolton. Un debutto che ha saputo coniugare la grande tradizione mozartiana con uno sguardo sorprendentemente contemporaneo, trasformando la vicenda imperiale in un potente prisma di attualità. Con una sorpresa fuori programma: durante gli applausi, dai palchi gli spettatori hanno fatto volare in platea una pioggia di volantini, quelli che all'ingresso avevano distribuito gli orchestrali e le maestranze a sostegno della mobilitazione di protesta contro la nomina del maestro Beatrice Venezi a direttore musicale del Teatro a partire dall'autunno 2026. Il potere come responsabilità, la vendetta come tentazione, la clemenza come gesto rivoluzionario: questi i temi che emergono dall'opera, che vede nel personaggio di Tito Vespasiano un modello di leadership capace di perdonare anche di fronte al tradimento. Sul palco, il tenore tedesco Daniel Behle ha incarnato il ruolo del protagonista con magistrale intensità, affiancato dalla sorprendente Vitellia di Anastasia Bartoli e dai debutti principali di Cecilia Molinari (Sesto), Nicolò Balducci (Annio) e Francesca Aspromonte (Servilia), tutti apprezzati per le brillanti esecuzioni. Il Coro, diretto da Alfonso Caiani, e l'Orchestra della Fenice hanno contribuito a creare un tessuto musicale vibrante, guidati dall'eleganza incisiva del maestro Bolton. La scenografia di Gary McCann, insieme ai costumi e al light design di Fabio Barettin, ha ricreato un ambiente sospeso tra passato e presente, un contesto che amplifica il nucleo morale dell'opera: perdonare è un atto di forza, non di debolezza. Curran ha sottolineato prima della rappresentazione: "La domanda di fondo è sempre la stessa: come ci confrontiamo con l'abuso del potere? Tito ci mostra che il perdono è la forma più alta di forza". Lìopera, nata alla fine del Settecento per celebrare l'incoronazione dell'imperatore Leopoldo II a re di Boemia, torna oggi come invito alla riflessione, in un mondo attraversato da conflitti e tensioni politiche. Bolton lo ha confermato: "Questa musica è viva, cambia con chi la esegue e con chi la ascolta. Ogni recita è un atto creativo". A sfilare in teatro, volti noti della cultura e dello spettacolo: Alessandro Cecchi Paone, Diego Dalla Palma, lo scrittore Giovanni Montanaro, la campionessa olimpica Federica Pellegrini con il marito Matteo Giunta, il frontman dei Subsonica Samuel Romano, e il regista Francesco Sossai. Presente anche il mondo istituzionale, con Giorgia Pea in rappresentanza del sindaco di Venezia, il questore Gaetano Bonaccorso, il prefetto Darco Pellos, oltre ai membri del Consiglio di indirizzo della Fenice e ai revisori. A completare il mosaico di presenze, numerosi rappresentanti di fondazioni, accademie e imprese culturali: da Renata Codello della Fondazione Cini a Cecilia Gasdia, sovrintendente dell'Arena di Verona, da Giulio Manieri Elia direttore delle Gallerie dell'Accademia di Venezia a Karole Vail della Fondazione Guggenheim. Tra i presenti anche Roberto Papetti, direttore de "Il Gazzettino", e figure del mondo giuridico locale. Non sono mancati i talenti emergenti, con la presenza di Susanna Coassin, vincitrice del concorso Fenice Under 35. Al termine dello spettacolo, gli ospiti del sovrintendente Nicola Colabianchi hanno raggiunto le Sale Apollinee del Teatro per la tradizionale cena di gala. I tavoli, ciascuno intitolato a un imperatore romano, hanno accolto i commensali in un ambiente impreziosito dagli allestimenti floreali di Munaretto Plants. Il menu proponeva carpaccio di fassona, risotto al radicchio di Treviso e taleggio, guancetta di maiale brasata con crema di zucca e mousse di cioccolato bianco e frutto della passione, accompagnati da etichette pregiate come Bellussi Natora Kerner Doc 2024 e Belpoggio Brunello di Montalcino Docg 2020. Tra i cocktail, grande curiosità per "La Clemenza" del barman Gennaro Florio, evocativo del perdono e della passione tra Sesto e Vitellia. (dall'inviato Paolo Martini)
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Trionfa ‘La clemenza di Tito’ alla Prima della Fenice