(Adnkronos) – Dove le coperture vaccinali contro il morbillo calano, il virus "non solo si diffonde, ma diventa più vario, più resiliente, e potenzialmente più difficile da fermare". Sono le conclusioni di nuovo studio condotto dal gruppo 'Gabie' (insieme a Daria Sanna e Maria Perra dell’Università di Sassari, Enrico Bucci della Temple University e Nicola Petrosillo, Università Campus Bio-Medico) sottomesso alla rivista 'Genes'. Il lavoro mette a confronto i recenti focolai di morbillo verificatisi in Italia nel 2024 e in Texas nel 2025. Il gruppo 'Gabie' è il nuovo hub per il monitoraggio delle epidemie creato da Massimo Ciccozzi, ordinario di Statistica Medica e Francesco Branda, ricercatore dell'Unità di Ricerca statistica medici, entrambi dell'Università Campus Bio-Medico di Roma Insieme a loro Fabio Scarpa, professore associato di Genetica dell'Università di Sassari. Pur avendo colpito due aree ad alto reddito e con sistemi sanitari avanzati, le due epidemie hanno seguito traiettorie molto diverse, evidenziando quanto conti la tempestività e la qualità dei dati nella risposta di sanità pubblica. “La differenza non è solo nelle cifre, ma nella profondità del dato: in Texas abbiamo potuto lavorare su datas
et aggiornati quasi in tempo reale, disaggregati per età, stato vaccinale, e distribuzione geografica. Questo ci ha permesso di modellizzare con precisione le fasi dell’epidemia e individuare i punti critici di intervento”, spiega Francesco Branda "In Texas, l’uso di modelli statistici avanzati (come Arima e regressione logistica) ha permesso di identificare tre fasi distinte dell’epidemia: crescita esponenziale iniziale, stabilizzazione lineare e plateau. I modelli – si legge nello studio – hanno mostrato un'eccellente capacità predittiva e hanno confermato un chiaro legame tra stato vaccinale e incidenza dei casi. Al contrario, in Italia, l’analisi si è basata principalmente su bollettini mensili pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità rendendo difficile cogliere i segnali di allarme precoce. Nonostante questo, l’analisi condotta ha messo in luce un dato fondamentale: la stragrande maggioranza dei casi si è verificata tra persone non vaccinate o con ciclo incompleto. Tuttavia, in entrambi i contesti, lo stato vaccinale non è risultato statisticamente associato al rischio di ospedalizzazione, suggerendo che una volta contratto il virus, altri fattori — come età o comorbidità — incidano maggiormente sulla gravità clinica". “Il morbillo è tra i virus più contagiosi al mondo. Anche una minima falla nella copertura vaccinale può portare a un’esplosione di casi”, sottolinea Ciccozzi – La differenza nei tassi di ospedalizzazione tra i due focolai non è solo clinica, ma anche sociale: la disponibilità dei dati negli Stati Uniti ha permesso interventi mirati in comunità a rischio. In Italia, invece, si arriva tardi”. Oltre all’analisi epidemiologica classica, lo studio ha svolto – tramite approccio integrato – un approfondimento genomico includendo tutti i dati a disposizione presenti nelle banche dati. “Il risultato? La genetica ci dice che, dove le coperture vaccinali calano, il virus non solo si diffonde, ma diventa più vario, più resiliente, e potenzialmente più difficile da fermare – spiega Scarpa – L’insegnamento è chiaro: integrare il sequenziamento genomico nella sorveglianza sanitaria non è solo utile, ma indispensabile per prevenire il ritorno di malattie che pensavamo ormai sconfitte”. I risultati dello studio sono stati possibili grazie al lavoro continuo e interdisciplinare del gruppo 'Gabie', che si è distinto negli ultimi anni per la sua capacità di intervenire rapidamente su numerosi focolai epidemici, combinando competenze in epidemiologia, biostatistica, bioinformatica e genetica. A ogni emergenza sanitaria — dal Covid-19 all’aviaria H5N1, dal vaiolo delle scimmie (Mpox) a focolai regionali di virus emergenti — 'Gabie' attiva un sistema integrato di raccolta, armonizzazione e analisi dei dati clinici, epidemiologici e molecolari. Questo approccio integrato consente a 'Gabie' di offrire una risposta scientificamente solida e tempestiva in contesti complessi e in continua evoluzione, supportando strategie di contenimento più efficaci, personalizzate e basate su evidenze locali. Non a caso, il gruppo è parte integrante del Global outbreak alert and response network (Goarn) e contribuisce attivamente a delineare le traiettorie evolutive di virus ad alto impatto pandemico. “Senza dati granulari e interoperabili non si fa prevenzione: si rincorrono i casi – conclude Branda – Il nostro auspicio è che questo studio serva da stimolo per rafforzare le infrastrutture di sorveglianza anche in Italia, con un investimento concreto nella digitalizzazione dei sistemi di sanità pubblica". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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