(Adnkronos) – Roma, 14/04/2025. La sicurezza sul lavoro è un tema di primaria importanza sia nel mondo anglosassone, regolato principalmente dal sistema della common law, sia in Italia, dove il diritto ha una radice civilista. Sebbene entrambi i sistemi legali abbiano l’obiettivo di garantire un ambiente lavorativo sicuro, ci sono notevoli differenze nelle loro approccio, legislazione e prassi giuridica. Nella common law, il concetto di “health and safety” è spesso trattato in termini di “duty of care”, ovvero il dovere dell’azienda di prendersi cura della salute e della sicurezza dei propri dipendenti. Questo principio impone all’impresa di adottare tutte le precauzioni ragionevoli per evitare danni ai lavoratori. In Italia, il concetto di sicurezza sul lavoro è definito e regolato dal Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs. 81/2008). Questo testo stabilisce gli obblighi degli datori di lavoro in materia di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, nonché le responsabilità dei lavoratori stessi nel rispettare le normative di sicurezza. Inoltre può essere richiamato anche l’art. 2087 c.c. che prevede che l’imprenditore adotti tutti i sistemi (tenuto conto della particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica) necessari a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori. Le differenze principali emergono quando si considerano le responsabilità legali. Nella common law, il sistema si basa fortemente sulla responsabilità civile, in cui le imprese possono essere perseguite in caso di violazione del duty of care e causano danni ai dipendenti. Ciò significa che le decisioni giuridiche sono spesso basate sui precedenti e sulle circostanze specifiche di ogni caso. In Italia la responsabilità penale svolge un ruolo più prominente. Le violazioni delle normative sulla sicurezza sul lavoro possono portare a sanzioni penali per i datori di lavoro, comprese multe salate e persino la reclusione in casi gravi. Ciò conferisce un carattere più coercitivo al sistema italiano, con un’enfasi maggiore sul rispetto delle leggi da parte delle aziende. Un’altra differenza significativa riguarda il ruolo dello stato nella regolamentazione e nel controllo della sicurezza sul lavoro. Nella common law, lo stato fornisce spesso linee guida e regolamenti generali, ma la responsabilità principale per l’applicazione di tali norme ricade sulle imprese stesse. Ciò significa che le procedure di sicurezza possono variare notevolmente da un’azienda all’altra. In Italia, lo stato ha un ruolo più diretto nella supervisione e nell’applicazione delle normative sulla sicurezza sul lavoro. Vi sono organi di vigilanza specifici, come l’INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), l’Ispettorato del Lavoro, le ASL che monitorano e sanzionano le violazioni delle normative. Ciò contribuisce a garantire un’applicazione più uniforme delle leggi sulla sicurezza sul lavoro. In conclusione, sebbene sia la common law che il diritto italiano abbiano l’obiettivo comune di garantire un ambiente lavorativo sicuro, ci sono notevoli differenze nei loro approcci. La common law si basa principalmente sulla responsabilità civile, con una maggiore autonomia delle imprese nell’attuazione delle misure di sicurezza, mentre il diritto italiano ha un approccio più coercitivo, con sanzioni penali e un maggiore coinvolgimento dello stato nell’applicazione delle normative. Comprendere queste differenze è essenziale per garantire la sicurezza sul lavoro in entrambi i contesti legali
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