(Adnkronos) – Portare una 'cultivar' di riso 'made in Calabria' in Cina, dalla Piana di Sibari alla provincia di Jiangsu, per arrivare poi a realizzare la prima risotteria italiana in Cina. E' la sfida imprenditoriale delle tre giovani sorelle Praino, Maria, Giusi e Sara, titolari del marchio di riso 'Magisa', con il quale dal 2020 producono riso in 400 ettari di risaie a Villapiana, in provincia di Cosenza, con una produzione media di 240mila tonnellate. E ora puntano verso la Cina, come racconta ad Adnkronos/Labitalia, Sara, una delle tre sorelle. "Il nostro progetto è un ponte comunicativo verso Oriente per arrivare a sperimentare una 'cultivar' in un terreno diverso dal nostro per portare il 'made in Calabria' e il 'made in Italy' a livello culinario in Cina. Loro sono grandi consumatori di riso però hanno una cultura totalmente diversa perché usano il riso pilaf, un chicco diverso molto amidoso. Noi vogliamo portare proprio il format di una 'cultivar' da risotto in Cina, sperimentarla con la coltivazione lì e poi trasformarla formando una prima risotteria italiana in Cina. Quindi creare una filiera corta, dalla terra alla tavola, portando il made in Italy della cucina mediterranea in Cina. Una delegazione cinese del dipartimento di Jurong avente sede in Jurong, Provinca di Jiangsu, è stata qui in Calabria, abbiamo firmato un memorandum d'intesa, e ha potuto visitare la nostra realtà con le nostre risaie", spiega Sara che con le sorelle rappresenta la quarta generazione familiare di agricoltori. Ma come nasce la storia di Magisa e della coltivazione del riso in Calabria? "Magisa è l'acronimo dei nomi di noi tre sorelle Maria, Giusi e Sara. La coltivazione del riso nella nostra regione -spiega Sara Praino- risale all'epoca della Magna Grecia. E poi nel corso del Regno delle Due Sicilie si coltivava il risone, che era considerato un cereale povero. Noi nel 2020 -continua- abbiamo deciso di riprendere le antiche coltivazioni della Piana di Sibari e avviare la produzione, grazie soprattutto ai terreni delle risaie che sono di natura salina. Quindi il ph del sale conferisce delle qualità organolettiche al riso che poi lo rende particolare, diverso da altre qualità. La piana di Sibari in passato era paludosa, è stata poi bonificata ma i suoi terreni hanno un medio impasto di natura salina e soprattutto godono della vicinanza al mare", sottolinea Sara. Ma non solo, c'è altro. "Le nostre risaie 'godono' delle acque del torrente Raganello, acqua potabile. Noi facciamo una semina ad inondazione corrente, scorrevole, non di raccolta di acqua, di ristagno come si fa in altre coltivazioni al Nord Italia. E questo ci permette di non usiamo né anti-crittogamici né pesticidi, non facciamo né concimazioni chimiche. Proprio perché godendo di quest'acqua potabile riusciamo anche a gestire le malattie fungine e tutto quello che è di infestante per il riso", sottolinea ancora l'imprenditrice. Acqua e terreno, dono di madre Natura, che insieme all'iniziativa imprenditoriale delle sorelle Praino fanno sì che oggi, come sottolinea Sara, "l'azienda agricola Msg della famiglia Praino, con il suo brand Magisa è l'unica filiera corta, l'unica riseria del Centro-Sud Italia. Da Ferrara a Lampedusa siamo gli unici a coltivare e trasformare fino a portare un prodotto finito sulle tavole dei consumatori e di chi apprezza questo prodotto che oggi è definito un'eccellenza calabrese", sottolinea orgogliosa Sara. Ma come avviene la coltivazione del riso nella Piana di Sibari? "Noi gestiamo 400 ettari di risaie. Il ciclo della cultura risicola è di 120-150 giorni, si semina ad aprile-maggio e si raccoglie in questi periodi, novembre-dicembre proprio perché ha bisogno di tanta acqua, di tanto sole e di questa temperatura mite", sottolinea Sara Praino dal 2015 inserita in azienda insieme alle sorelle da papà Giancarlo. E diverse sono le qualità di riso prodotte nelle risaie di Magisa che si affacciano sul mare della Piana di Sibari. "Carnaroli, Arborio, Originario, Grandi Chicchi, il Gange che è un similare del Basmati quindi è una cultivar aromatica molto profumata, il Carnaroli integrale, il Rosso solitario e poi lo Jemma che è una cultivar autoctona nera, che è stata brevettata proprio da noi grazie allo studio di dieci anni di mio padre e di GianDomenico Polenghi riconosciuta dall'ente nazionale Risi. Inoltre facciamo anche le seconde elaborazioni quindi facciamo una linea di risotti già conditi con prodotti di alta qualità disidratati, le gallette di riso e la farina di riso", sottolinea E il riso di Magisa ha varcato da tempo i confini regionali e nazionali. "Il grosso della nostra attività è regionale e nazionale, ma abbiamo dei contratti con la Germania, la Francia, gli Emirati Arabi e gli Stati Uniti. Ci stiamo allargando insomma piano piano verso l'estero. In Italia riusciamo ad agire anche nella grande distribuzione, nonostante il nostro sia un prodotto di alta qualità. E con il nostro shop on line raggiungiamo anche grossisti e privati", sottolinea Sara che in azienda si occupa di risorse umane e fornitori, mentre Maria, amministratore unico, gestisce la parte agricola e Giusi cura invece la parte commerciale. E mentre nel Nord Italia è sempre vivo l'allarme sul calo di produzione di riso per Magisa e le sorelle Praino le criticità sono altre. "Le annate per fortuna stanno andando bene -sottolinea Sara Praino- il problema è l'ingresso in Italia dall'estero di cultivar diverse dalle nostre ma vengono poi merceologicamente definite similari. Un riso 'tipo' carnaroli che poi passa come il nostro Carnaroli. Quindi quello che manca è la tutela delle cultivar made in Italy. E poi per noi in Calabria non è facile fare impresa soprattutto al femminile, anche se negli ultimi anni l'amministrazione regionale ci sta dando una mano a dare la giusta visibilità a quanto di buono si realizza nella nostra regione", conclude. (di Fa
Riso ‘made in Calabria’ in Cina: la sfida delle sorelle Praino con ‘Magisa’