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Paolo Pizzoli (Ing): ”Situazione incerta, crescita economica sarà decisiva per tenuta spread”

(Adnkronos) – Il contesto economico globale continua a essere segnato da tensioni geopolitiche, incertezza sui mercati finanziari e cambiamenti nelle dinamiche internazionali. Con spread in calo e un assestamento della componente manifatturiera, l'Italia è al centro. Paolo Pizzoli, Senior Economist di Ing, fa il punto della situazione a margine della presentazione della versione italiana Ing Think, la piattaforma editoriale di Ing dedicata all’analisi macroeconomica e finanziaria. 
Dopo gli accordi tra Stati Uniti, Cina e Inghilterra cosa ci aspetta nelle prossime settimane?
 La situazione resta incerta, come abbiamo visto le novità sono quotidiane. Per ora non abbiamo avuto novità shock, anzi, per averle bisognerebbe accadessero sviluppi significativi sul fronte della guerra Russo-Ucraina che potrebbero andare a incidere in modo più radicale anche sui comportamenti economici. È probabile che continueremo a vedere un approccio transnazionale, con la ricerca di accordi selettivi da parte dell’amministrazione Trump, in un percorso di accomodamento dopo lo shock iniziale dei dazi. Il contesto rimane comunque aperto a novità, ma il vero 'game changer' potrebbe essere proprio l’evoluzione del conflitto tra Federazione Russa e Ucraina, sul quale è impossibile fare previsioni certe.  
Quali sono le previsioni sul Pil italiano?
 L’economia italiana sta vivendo una risincronizzazione rispetto al resto d’Europa, in particolare rispetto al cuore industriale rappresentato dalla Germania. Abbiamo un forte legame industriale con i tedeschi, che ha rappresentato il primo elemento di freno alla componente manifatturiera europea negli ultimi due anni, e l’Italia si è allineata a questa dinamica. Tuttavia, il nostro Paese ha mostrato una performance manifatturiera migliore sia nella fase post-Covid sia all’inizio della guerra Russia-Ucraina, grazie a una struttura industriale meno concentrata su settori ad alta intensità energetica, con filiere di approvvigionamento più corte e una dimensione media delle imprese più piccola, che in momenti eccezionali può rappresentare un vantaggio. Ma nel breve termine non ci sono segnali di una ripresa imminente. A livello strutturale il nuovo governo tedesco ha un mandato chiaro per investire risorse significative che potrebbero impattare positivamente sull’economia. Questi investimenti infrastrutturali dovrebbero concretizzarsi tra fine 2025 e il 2026, quando potremmo aspettarci un miglioramento della produzione industriale.  
Lo spread è recentemente sceso sotto i 100 punti…
 Sì, grazie a diversi fattori favorevoli per l’Italia: progressi nella finanza pubblica, nonostante un contesto esterno volatile, con un saldo primario del pil positivo dello 0,4% nel 2024, riconosciuto come elemento qualificante dall’agenzia S&P che ha migliorato il rating italiano. Inoltre, la stabilità politica italiana è maggiore rispetto a quella di molti partner europei. Nel breve termine, un contesto internazionale incerto, dovuto ai dazi, potrebbe favorire prezzi più bassi delle materie prime energetiche, con un effetto di disinflazione che potrebbe permettere alla Bce di effettuare ulteriori tagli dei tassi entro l’estate. Nel medio periodo, la crescita economica sarà un fattore decisivo per la tenuta dello spread. Uno scenario positivo per un Paese con un alto debito pubblico come l’Italia.  
Come si posiziona la questione del risiko bancario nel macrosistema europeo?
 L’Europa si trova davanti a una sfida importante, ma anche a un’opportunità favorita dalla fase di difficoltà relativa degli Stati Uniti e da un rapporto non ottimale con loro. Per sfruttarla è necessario proseguire nel processo di adattamento del mercato bancario europeo, avanzando verso un mercato unico dei depositi e ampliando il perimetro bancario. Progressi in questa direzione sono fondamentali per aumentare la produttività, soprattutto attraverso investimenti in ricerca e sviluppo, indispensabili per colmare il divario di innovazione tra Europa, Stati Uniti e Cina. Per questo, è importante anche sviluppare un mercato dei capitali più efficiente e integrato, capace di rispondere alle esigenze di finanziamento in tutta Europa senza compartimenti stagni. Penso che le aggregazioni transfrontaliere rappresenterebbero un segnale positivo di apertura e progresso per il progetto europeo. —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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