(Adnkronos) – Il salto generazionale compiuto da OnePlus con il nuovo OnePlus 15 è tra i più radicali della storia recente del brand. L’azienda lo presenta come un “upgrade di due generazioni” e, dati alla mano, non è difficile capire perché: architettura a triplo chip, raffreddamento aerospaziale, piattaforma Snapdragon 8 Elite Gen 5, display LTPO 165Hz e una batteria da 7300 mAh che, detta senza mezzi termini, cambia il modo stesso di usare il telefono. Eppure, dietro la potenza bruta e l’ingegneria di altissimo livello, il OnePlus 15 mostra fragilità inattese. Il design, così come OxygenOS 16, sembra rincorrere la filosofia estetica di Apple con un entusiasmo quasi naïf, e la rottura del sodalizio con Hasselblad lascia uno strascico evidente nella qualità fotografica. È un flagship affascinante, ma attraversato da contraddizioni. Negli ultimi anni OnePlus aveva trovato un’identità stilistica propria, riconoscibile e spesso molto curata. Dal verde smeraldo dell’11 alla pelle sintetica dell’ultima generazione, gli smartphone del brand avevano imparato a distinguersi. Con OnePlus 15, invece, l’ispirazione sembra piegarsi alle forme dei grandi concorrenti, in particolare di Cupertino. Il frame piatto in ceramica opaca, il tasto laterale unico “Plus Key”, il layout della fotocamera e persino il modo in cui il telefono gioca con le superfici rimandano fin troppo all’universo iPhone. La finitura Sand Storm, quella testata, amplifica questa sensazione da “prototipo industriale”: un grigio caldo e opaco che sembra privo dell’ultima mano di vernice, con un tocco vellutato gradevole ma un look sorprendentemente anonimo. Per fortuna, sotto il profilo costruttivo non c’è nulla da eccepire: l’uso della tecnologia MAO rende la scocca fino a 3,4 volte più dura dell’alluminio tradizionale e l’incredibile pacchetto di certificazioni IP66, IP68, IP69 e IP69K lo trasforma in uno dei telefoni più resistenti sul mercato. È praticamente blindato. Il frontale, con cornici uniformi da 1,15 mm ottenute tramite processo LIPO, è impeccabile. E in mano, nonostante i numeri importanti, il bilanciamento 50/50 del peso aiuta a far dimenticare l’enorme batteria interna. OnePlus introduce qui il primo pannello 1.5K LTPO a 165Hz mai visto su uno smartphone, un vero gioiello per scorrevolezza e comfort visivo. Nonostante la risoluzione più bassa rispetto al 1440p del modello precedente, la resa visiva rimane ricchissima, i colori sono vividi e la visibilità sotto il sole è ottima grazie ai 1800 nit di picco. L’adaptive refresh porta lo schermo fino a 1 Hz e giù fino a 165 Hz, ma la differenza tra 120 e 165 Hz è quasi impossibile da percepire ad occhio nudo. Molto comoda invece la scelta di tornare al vetro completamente piatto: ergonomia migliore, zero riflessi e tanta solidità. Il cuore del OnePlus 15 è lo Snapdragon 8 Elite Gen 5, affiancato da due chip dedicati, uno da 3200Hz e uno Wi-Fi, che lavorano insieme come una sorta di triade computazionale. Il risultato è una fluidità che raramente si vede su Android: apertura delle app istantanea, zero micro-lag, gaming impeccabile e un dissipatore Cryo-Velocity che, a differenza di tanti concorrenti, funziona davvero. Eppure, qualche inciampo c’è stato. Una manciata di freeze sporadici nelle prime settimane, qualche surriscaldamento inspiegabile in 5G con luminosità media. Nulla di drammatico, ma è chiaro che OnePlus dovrà affilare il software nelle prossime patch. L’evoluzione più difficile da digerire è proprio OxygenOS 16, che ormai sembra aver perso del tutto l’eredità minimalista e androidiana che tanti utenti OnePlus amavano. L’app drawer con “Categorie” in stile App Library, il Global Search in versione Spotlight, il lockscreen con orologio “alla Apple”, la configurazione del Plus Key identica all’Action Button: ogni dettaglio soffia nella stessa direzione. La presenza di AI ovunque (Writer, Recorder, Translate, Search, Mind Space) appare più come un allineamento industriale che una reale esigenza degli utenti. Google Gemini, ormai integrato in profondità, sembra il vero motore smart del telefono, rendendo ridondante buona parte degli strumenti proprietari. A oggi, la sensazione è chiara: OxygenOS 16 ha perso una parte importante della sua anima, spingendosi verso un’imitazione troppo evidente dell’esperienza iOS, senza però raggiungerne la coerenza complessiva. La batteria Silicon NanoStack da 7300 mAh è un assurdo tecnologico travestito da smartphone. L’autonomia reale supera tranquillamente le due giornate piene con uso misto, e i profili più leggeri arrivano a sfiorare il terzo o addirittura il quarto giorno. Siamo ai livelli di un tablet, ma in un corpo da telefono premium. Con la ricarica 120W il pieno arriva in circa 39 minuti, la wireless AIRVOOC 50W è veloce e stabile. Unico rimpianto: niente magneti integrati per gli accessori Qi2, scelta incomprensibile visto che OnePlus vende comunque cover magnetiche dedicate. Il nuovo sistema a tre sensori da 50MP, coadiuvato dal DetailMax Engine, prometteva di compensare la separazione da Hasselblad con una potenza computazionale tutta nuova. Ma la promessa, al lancio, non è pienamente mantenuta. La main camera offre colori ricchi e saturi, piacevoli e più “vivi” rispetto al contrasto esasperato di alcuni rivali, ma la post-produzione aggressiva spesso rovina lo scatto. L’oversharpening è evidente, quasi prepotente: bordi che si induriscono, fogliame che perde naturalezza, texture che sembrano artificiali. La ultra-wide resta buona, ma in macro cede facilmente al mosso. Il tele 3.5x oscilla tra scatti accettabili e immagini che faticano a definire i dettagli. Si può fotografare bene, certo, ma la costanza manca. E chi ha provato il OnePlus 13 lo noterà immediatamente: nel passaggio da Hasselblad al motore proprietario, la qualità complessiva fa un piccolo ma significativo passo indietro. Lo smartphone costa 979 € per la versione 12/256 GB, 1.129 € per la versione 16/512 GB: prezzi in linea con la fascia premium, ma comunque inferiori alla concorrenza diretta, contando anche che non mancano offerte di lancio sul sito ufficiale. OnePlus 15 è una macchina incredibile sotto tanti aspetti: fluido, potente, solidissimo, con una delle migliori autonomie mai viste e una dotazione hardware che farebbe tremare qualsiasi concorrente. È un telefono che entusiasma quando si parla di performance, display e batteria, e che continua a costare meno dei colossi Samsung, Apple e Google pur offrendo un’esperienza di fascia alta. Ma è anche un telefono che tradisce alcune incertezze. L’identità estetica si assottiglia, il software rincorre troppo da vicino un’altra filosofia, la fotocamera è meno brillante del passato e alcuni difetti di gioventù emergono qua e là. OnePlus 15 è un dispositivo di transizione: potente, futuribile, con lampi di eccellenza, ma ancora acerbo nel suo tentativo di reinventarsi.
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OnePlus 15, il flagship che corre velocissimo