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Olbia, 57enne morto dopo fermo con il taser: disposta autopsia

(Adnkronos) – La Procura di Tempio Pausania, guidata da Gregorio Capasso, ha disposto, come si apprende, l'autopsia sul corpo dell'uomo di 57 anni morto nella notte tra sabato e domenica durante il trasporto in ambulanza verso l'ospedale di Olbia, dopo aver accusato un malore. Poco prima i carabinieri, intervenuti in seguito a diverse richieste di cittadini, avevano usato il taser per bloccarlo dopo che l'uomo aveva dato in escandescenze contro i passanti e i militari aggredendoli. Sul caso la procura di Tempio Pausania ha avviato un'inchiesta delegando le indagini alla Polizia. Sarà l'ìesame autoptico ad accertare le cause della morte.  L'autopsia sarà eseguita "nella tarda mattinata di giovedì, 21 agosto, per individuare con esattezza le cause del decesso", spiega il Procuratore Capasso. Che aggiunge: "Sono già stati effettuati e sono tutt’ora in corso specifici accertamenti per l'esatta ricostruzione della dinamica della vicenda". La vicenda è seguita personalmente dal Procuratore Capasso.  "Siamo di fronte all’ennesima polemica pretestuosa che rischia di oscurare i fatti e rovesciare la realtà: a Olbia i carabinieri hanno affrontato un uomo in piena alterazione psicofisica, violento, che ha aggredito cittadini e militari, mandando perfino un carabiniere in ospedale. Con queste premesse il ricorso al taser non è stata una scelta arbitraria, ma una decisione razionale e proporzionata per neutralizzare la minaccia senza ricorrere a strumenti ben più letali", dice all'Adnkronos Domenico Pianese, segretario generale del Coisp.  "Il taser è uno strumento che ha dimostrato la sua efficacia in centinaia di casi – spiega il sindacalista – impedendo che delinquenti, spesso sotto effetto di droghe o alcol, potessero aggredire cittadini inermi o operatori di Polizia accorsi per proteggerli. Il tragico decesso avvenuto in seguito, che è ora al vaglio della magistratura, è giusto che venga chiarito in ogni passaggio. Ma ciò che non può essere messo in discussione è che i militari abbiano operato secondo la legge e nel pieno rispetto delle procedure tecnico-operative, assumendosi la responsabilità di tutelare la sicurezza pubblica in una condizione di massima emergenza. Questo episodio riporta al centro del dibattito un tema cruciale: l’affidamento a misure alternative al carcere per soggetti con elevata pericolosità sociale si traduce spesso nella possibilità di continuare a delinquere; tali misure dovrebbero essere riservate a chi non ha commesso reati violenti o associativi, perché altrimenti diventano un lasciapassare per chi ha già dimostrato una chiara inclinazione criminale. Difendiamo con forza la professionalità e la lucidità di chi indossa la divisa: non si può continuare a criminalizzare le forze dell’ordine ogni volta che, di fronte a violenza estrema, sono costrette a intervenire con gli strumenti che lo Stato stesso ha previsto per salvaguardare tutti”.  —[email protected] (Web Info)

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