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Morta dopo liposuzione. L’appello del chirurgo: “Più informazioni ai pazienti”

(Adnkronos) – "Non possiamo sapere cosa sia capitato" a Simonetta Kalfus, la 62enne morta martedì scorso dopo essersi sentita male nei giorni successivi a un intervento di liposuzione. "Le notizie che si susseguono sono tutte un po' confuse ed è assolutamente indispensabile avere l'esito dell'autopsia per capire bene. Quello che va detto è che quando si affronta un intervento di chirurgia estetica è molto importante che i pazienti valutino sempre di farlo in una struttura adeguata e in cui ci siano tutte le condizioni di sicurezza. La liposuzione, come tutti gli interventi chirurgici estetici, vanno eseguiti nell'ambiente adeguato, quindi in una sala operatoria a norma che può essere quella di una Day surgery o di una casa di cura, dove ci sono delle condizioni particolari di sicurezza. In una sala operatoria a norma c'è l'aria filtrata per la prevenzione delle infezioni, si può fare l'anestesia totale, ci sono tutte le strutture adeguate per la rianimazione". E' quanto evidenzia all'Adnkronos Salute il chirurgo plastico Paolo Santanchè, che sul caso specifico della donna morta a Ostia, però, spiega come non sia possibile in questo momento trarre conclusioni.  "Non sappiamo che problema ci sia stato e magari non c'entra niente con la struttura, sono tutte risposte che ci potrà dare l'autopsia – ragiona – Possono esserci casi in cui capita qualcosa senza che sia colpa di nessuno perché tutto è stato fatto a regola d'arte, ma sono casi estremamente rari. Perché, come si dice numeri alla mano, se tutto è fatto bene è più facile essere colpiti da un fulmine. Però qualcuno colpito dal fulmine capita. Non si può a priori colpevolizzare, è giusto che si facciano delle indagini". Generalizzando, invece, continua Santanchè, "si può dire che purtroppo la gente è portata a sottovalutare l'intervento di chirurgia estetica, e non perché l'intervento di chirurgia estetica sia pericoloso, ma perché diventa pericoloso fare qualunque cosa se non si seguono certe regole, che sono l'adeguatezza della struttura, la presenza dell'anestesista, l'anestesia adeguata".  Nel caso di Kalfus "l'anestesista c'era. Poi chiaramente quando si fanno le indagini si indagano un po' tutti a tappeto, è la procedura ed è giusto valutare tutto. Anche se ci fosse stata un'infezione, magari 2 o 3 giorni dopo l'intervento, sotto antibiotici, potevano non esserci i segni". Andranno insomma approfonditi vari aspetti. Quanto alle strutture dove si eseguono questi interventi, "purtroppo ogni regione ha le sue regole nel campo della sanità – fa notare l'esperto – Per esempio, in Lombardia la Regione nel 2018 ha pubblicato l'elenco degli interventi che possono essere eseguiti come chirurgia ambulatoriale. In questo elenco non c'è nessun intervento di chirurgia estetica, quindi teoricamente in Lombardia in un ambulatorio chirurgico non si può fare, ma in un'altra regione magari si può tranquillamente. Bisogna sapere questo".  "C'è anche una confusione che non tutela i pazienti – aggiunge – Chi va a fare un intervento come fa a sapere se la struttura in cui il medico di cui si è fidato lo porta è a norma oppure no? Come fa a distinguere un ambulatorio chirurgico da una sala operatoria a norma senza documenti che lo attestino? A mio avviso, qualunque struttura dovrebbe avere un cartello con una sorta di 'certificazione' che indichi che tipo di struttura è. Non avere questa possibilità di orientarsi per la tutela del paziente è una carenza pericolosa. Sarebbe dunque bene che ci fosse un elenco consultabile su Internet. O, semplicemente, come il medico ha l'obbligo di avere appesa al muro la sua laurea, così la struttura dovrebbe avere l'obbligo di avere appeso al muro qualcosa che indichi se si tratta di una Day surgery, di un ambulatorio chirurgico o di altro".  "Serve più chiarezza", conclude Santanchè. Quanto alla paziente morta martedì scorso, "per questa sfortunata signora aspettiamo l'esito dell'autopsia che purtroppo è l'unica cosa che potrà dare una risposta su cosa è capitato, se c'è qualche responsabilità o è proprio uno di quei casi rari fortuiti, molto rari, in cui pur non essendoci colpe è capitato un evento tragico".  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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