(Adnkronos) – Due dipendenti di Microsoft sono stati licenziati a seguito di una clamorosa protesta che si è svolta all’interno dell’ufficio del presidente Brad Smith. Riki Fameli e Anna Hattle, entrambi ingegneri del colosso di Redmond, sono stati allontanati dall’azienda dopo aver partecipato a un sit-in che, nelle scorse ore, aveva portato un gruppo di sette manifestanti a occupare l’edificio 34, sede degli uffici esecutivi. L’azione ha costretto Microsoft a disporre un temporaneo lockdown della struttura, mentre le immagini della protesta venivano trasmesse in diretta su Twitch. Gli attivisti, tra cui Hattle e Fameli, hanno chiesto pubblicamente alla compagnia di interrompere ogni collaborazione con il governo israeliano. Oltre ai due dipendenti, arrestati dalle forze dell’ordine, sono finite in manette anche tre ex lavoratori Microsoft – Vaniya Agrawal, Hossam Nasr e Joe Lopez – insieme a un ex dipendente Google e a un altro lavoratore del settore tecnologico. Un portavoce anonimo dell’azienda ha dichiarato che il provvedimento di licenziamento è stato adottato “a seguito di gravi violazioni delle policy aziendali e del codice di condotta”. Microsoft ha invece scelto di non rilasciare alcuna dichiarazione ufficiale. Poche ore dopo l’arresto, lo stesso Brad Smith ha convocato una conferenza stampa straordinaria, trasmessa in diretta su YouTube. Seduto sulla scrivania del suo ufficio, il presidente ha ribadito l’impegno della società “nel garantire il rispetto dei principi sui diritti umani e dei termini contrattuali in Medio Oriente”, confermando che un’indagine interna era stata avviata già all’inizio del mese dopo un’inchiesta del Guardian sull’utilizzo della piattaforma cloud Azure per attività di sorveglianza dei palestinesi. Non era la prima volta che Hattle prendeva parte a manifestazioni contro Microsoft: la scorsa settimana era già stata arrestata insieme ad altri venti attivisti durante un presidio nel campus di Redmond, quando un gruppo di manifestanti aveva occupato una piazza interna, allestito una “Liberated Zone” e imbrattato con vernice rossa un’insegna della società. Le iniziative sono state organizzate da “No Azure for Apartheid”, collettivo formato da attuali ed ex dipendenti Microsoft che da mesi chiede alla compagnia di interrompere ogni rapporto con Israele. Le azioni del gruppo si sono progressivamente intensificate, arrivando a toccare direttamente le abitazioni e gli uffici dei vertici aziendali. —tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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