Scopri come proteggere il tuo stipendio in caso di malattia.
Scopri le regole e i diritti dei lavoratori in caso di assenza per malattia.
Negli ultimi giorni, una notizia ha suscitato preoccupazione tra i lavoratori italiani: l’idea che, in caso di malattia, non si riceverà più stipendio. Questa notizia, diffusa rapidamente attraverso i social media e le chat, ha generato un clima di ansia e confusione. Tuttavia, è fondamentale chiarire che non esiste alcuna legge approvata nel 2025 che privi i lavoratori del diritto allo stipendio durante i giorni di malattia. La verità è più complessa e merita di essere analizzata con attenzione.
Esistono situazioni specifiche in cui un lavoratore può effettivamente non ricevere il proprio stipendio durante un’assenza per malattia. La più nota è il superamento del periodo di comporto, che rappresenta il limite massimo di giorni in cui un lavoratore può rimanere assente per malattia mantenendo il diritto alla retribuzione. Questo periodo varia a seconda del contratto collettivo, ma solitamente si attesta intorno ai 180 giorni. Superato questo limite, il datore di lavoro ha la facoltà di procedere al licenziamento e, di conseguenza, interrompere il pagamento dello stipendio.
Un altro aspetto critico è il periodo di carenza, che riguarda i primi tre giorni di malattia. Durante questo intervallo, molti lavoratori del settore privato non ricevono alcuna indennità dall’INPS, a meno che il datore di lavoro non decida di integrare volontariamente la retribuzione. Ciò significa che anche un’assenza di breve durata può avere un impatto significativo sulle finanze di un lavoratore. Inoltre, è importante rispettare le procedure di invio del certificato medico e le regole di reperibilità, poiché eventuali errori possono comportare la perdita dell’indennità, anche in presenza di una malattia certificata.
Per proteggersi in queste situazioni, è essenziale che i lavoratori siano informati sui propri diritti. L’indennità di malattia dell’INPS, ad esempio, spetta ai lavoratori dipendenti a partire dal quarto giorno di assenza, fino al 180° giorno, salvo diverse disposizioni contrattuali. L’importo dell’indennità varia in base alla categoria lavorativa e all’anzianità di servizio. Alcuni contratti collettivi nazionali prevedono anche integrazioni economiche fin dal primo giorno di assenza o estendono il periodo di comporto. Infine, chi teme di superare il periodo di comporto dovrebbe considerare di discutere con un medico e il datore di lavoro eventuali soluzioni alternative, come la richiesta di aspettativa non retribuita o un part-time terapeutico.
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