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L’Italia è unita da 150 anni, ma non nel lavoro

Oggi si festeggia il 150° anniversario dell’Unità d’Italia: una data importantissima per tutti noi, che ci offre anche l’occasione di riflettere su quanto sia davvero unita l’Italia al giorno d’oggi. Senza toccare l’ormai annosa questione delle differenze culturali e sociali tra Nord e Sud, sarà cumunque interessante dare uno sguardo ai dati che riguardano l’occupazione e le rispettive retribuzioni nel nostro paese.
Secondo i più recenti dati Istat, il divario che divide i lavoratori delle regioni settentrionali da quelli delle regioni meridionali è evidente, a cominciare dall’occupazione: al Sud, ben un lavoratore su cinque è in nero. Questi dati non fanno altro che confermare l’effettivo ritardo del Mezzogiorno, che, quasi del tutto privo di infrastrutture adeguate a sostenere una solida economia, è costretto ad importare gran parte di beni e servizi dal Nord.
Gli effetti della crisi, con il conseguente calo dell’occupazione, si sono fatti sentire in tutta Italia, ma nelle regioni del Nord l’efficace ricambio del mercato del lavoro ha permesso di non scendere sotto l’1% di nuovi disoccupati, a fronte di un calo al Sud del 2,9%. Tradotti in cifre, si parla di 172 mila posti di lavoro persi al Nord, e di 188 mila al Sud. Un dato preoccupante è quello che riguarda i laureati senza lavoro, ancora una volta in maggioranza al Sud (10,5% del totale), seguito da Centro (4,3%) e Nord (3,8%).
A proposito di stipendi, invece, ancora una volta le regioni settentrionali possono vantare risultati migliori rispetto a quelle meridionali, con salari medi superiori di circa 5000 euro.
Secondo il Governatore di Banchitalia Mario Draghi, l’unica via per un rilancio stabile dell’economia italiana sarebbe uno sviluppo reale del Sud, ottenibile solo attraverso una razionalizzazione di spese e risorse e, soprattutto, con una capillare diffusione della cultura della legalità.

Redazione

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