L'intelligenza artificiale sta rivoluzionando il panorama lavorativo negli Stati Uniti, generando impatti variabili sulle diverse categorie di lavoratori.
Nel contesto contemporaneo, l’adozione dell’intelligenza artificiale (IA) viene spesso paragonata a una nuova era industriale. Tuttavia, chi trae vantaggio da questa trasformazione e chi ne è penalizzato?
Un recente studio condotto negli Stati Uniti ha cercato di rispondere a queste domande, analizzando l’effetto dell’IA sull’occupazione in 722 aree di pendolarismo dal 2000 al 2025. Questa fase di sviluppo dell’IA, caratterizzata dall’uso di algoritmi sui grandi dati, offre spunti preziosi anche per l’Europa.
Per misurare l’adozione dell’IA, i ricercatori hanno osservato l’aumento della proporzione di professionisti qualificati, capaci di utilizzare queste tecnologie rispetto al totale della forza lavoro. Questo approccio ha portato all’individuazione di profili professionali come data scientist, programmatori e analisti, i cui numeri sono cresciuti rapidamente, ma non in modo uniforme.
L’IA ha trovato principalmente applicazione nei servizi avanzati e nelle professioni tecniche, tralasciando settori tradizionali come la manifattura e alcune branche dei servizi. A livello geografico, l’adozione è stata più intensa in aree come Boston, Seattle e la Silicon Valley, ma anche in nuovi centri tecnologici come Boulder e Salt Lake City.
Un aspetto cruciale emerso dallo studio è la relazione inversa tra l’adozione dell’IA e la crescita dell’occupazione. Le zone con un’alta diffusione di IA hanno registrato una crescita più lenta dell’occupazione, con un decremento stimato di circa 0,6 punti percentuali rispetto a quelle che non l’hanno adottata.
Particolarmente colpiti sono stati i lavoratori privi di formazione universitaria, mentre coloro con competenze tecniche sono stati avvantaggiati. Questa disparità ha generato una polarizzazione del mercato del lavoro: pochi guadagnano cifre considerevoli, mentre molti rimangono indietro, soprattutto nei settori più vulnerabili.
La riduzione dell’occupazione nel settore manifatturiero, sebbene l’IA fosse poco diffusa, è stata attribuita a effetti indiretti di automazione. Questo fenomeno ha dimostrato che, mentre l’IA può non sostituire direttamente molti posti di lavoro, il suo utilizzo nei servizi digitali può comunque influenzare negativamente l’occupazione in settori tradizionali.
Le evidenze raccolte suggeriscono che l’IA non ha ancora condotto a una disoccupazione di massa, ma piuttosto sta ristrutturando il mercato del lavoro, spostando le opportunità verso figure professionali con competenze elevate. È quindi fondamentale per i responsabili politici implementare misure efficaci di riqualificazione per i lavoratori.
Inoltre, le politiche dovrebbero incentivare l’uso dell’IA in modo da migliorare il lavoro umano, anziché sostituirlo. Solo così le nuove tecnologie possono contribuire all’aumento della produttività senza generare conflitti sociali.
Mentre l’IA continua a evolversi e a permeare il mercato del lavoro, la sfida è garantire che le opportunità siano accessibili a tutti e che nessuno venga lasciato indietro in questa nuova era.
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