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Licenziamento per giusta causa: tutto quello che devi sapere

Cos’è il licenziamento per giusta causa

Il licenziamento per giusta causa rappresenta una delle forme più severe di cessazione del rapporto di lavoro. Si verifica quando un dipendente compie atti che compromettono gravemente la fiducia e gli interessi dell’azienda. A differenza di altre forme di licenziamento, questa tipologia non prevede alcun preavviso e comporta la perdita immediata del posto di lavoro, senza diritto a indennità di preavviso.

Motivazioni che giustificano il licenziamento

Le motivazioni alla base di un licenziamento per giusta causa possono variare, ma generalmente includono comportamenti come assenze ingiustificate, atti di violenza, furti o violazioni delle norme aziendali. Secondo l’articolo 2119 del Codice Civile, tali comportamenti devono essere di una gravità tale da rendere impossibile la continuazione del rapporto di lavoro. Prima di procedere con un licenziamento di questo tipo, l’azienda deve accertarsi che le accuse siano fondate e considerare l’adozione di misure disciplinari meno drastiche, come un richiamo o una sospensione.

Procedura da seguire in caso di licenziamento

Il processo di licenziamento per giusta causa deve seguire una procedura disciplinare rigorosa. È fondamentale che l’azienda documenti ogni passaggio e fornisca al dipendente la possibilità di difendersi. Se il licenziamento viene contestato, il lavoratore ha il diritto di rivolgersi al giudice del lavoro, che valuterà la legittimità delle accuse e la proporzionalità della sanzione. In caso di licenziamento ingiustificato, il lavoratore può richiedere un risarcimento economico, che varia in base agli anni di servizio e alla gravità della violazione.

Diritti del lavoratore e contestazione del licenziamento

Un lavoratore che ritiene ingiustificato il proprio licenziamento ha la possibilità di contestarlo entro 60 giorni dalla ricezione della lettera di licenziamento. Se non si raggiunge un accordo, è possibile presentare ricorso al Giudice del Lavoro entro 180 giorni. È importante raccogliere prove adeguate, come documenti e testimonianze, per supportare la propria posizione. Il giudice esaminerà le circostanze del caso e potrà decidere per il reintegro del lavoratore o, in alternativa, per un risarcimento economico.

Redazione

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