(Adnkronos) – Nel giro di appena 24 ore, il mondo dell’agroalimentare italiano ha incassato due scosse di segno diverso. Da un lato, la denuncia del ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida sulla presenza di prodotti Italian sounding in un punto vendita interno al Parlamento europeo. Dall’altro, la decisione del governo irlandese di rivedere le proprie nuove norme di etichettatura delle bevande alcoliche, i cosiddetti “health warnings”, avvisi sanitari simili a quelli sui pacchetti di sigarette. A fare il punto è Livio Buffo, fondatore di oscarwine e ceo dell’agenzia di comunicazione Cenacoli, che segue da anni questi dossier. “L’italian sounding è un fenomeno che toglie ogni anno miliardi di euro alle nostre aziende in tutto il mondo” spiega. “Coldiretti denuncia da tempo che solo negli Stati Uniti il marketing ingannevole genera un giro d’affari da 40 miliardi di euro, che diventano 120 su scala globale. Ci sono nostri connazionali che, dopo decenni all’estero, non riconoscono nemmeno più i falsi. Non è solo un danno alle esportazioni autentiche e alla nostra immagine, ma un fenomeno che potrebbe crescere ulteriormente se non si risolvesse la questione dei dazi con il presidente Trump, con la prevedibile sparizione di molti nostri prodotti dagli scaffali americani”. Lo scorso maggio, Cenacoli ha presentato alla Camera la piattaforma “madenotinitaly”, nata per documentare e contrastare il fenomeno. “Se l’Italia non riesce a vincere il braccio di ferro per abolire i dazi statunitensi, può almeno recuperare con la comunicazione una parte di quanto generano i falsi made in Usa, un’azione che andrebbe portata avanti dazi o meno” osserva Buffo. “Il fatto che in Europa circolino prodotti taroccati non è una novità. Ma che accada in un market del Parlamento europeo è la vera notizia. Considerando l’atteggiamento spesso poco collaborativo della Ue sul fronte agroalimentare, la denuncia del ministro va oltre un semplice campanello d’allarme: in una sede istituzionale i controlli dovrebbero essere altissimi”.
La retromarcia irlandese sugli health warnings
La seconda notizia arriva da Dublino, dove il governo ha messo in pausa l’introduzione degli health warnings sulle bottiglie di vino. Un tema su cui Buffo e oscarwine lavorano da anni. “Abbiamo denunciato più volte, prima con il vecchio Mipaaf e poi con la vicepresidenza del Senato – assieme al senatore Centinaio e ad altri parlamentari – i rischi per le nostre aziende vitivinicole” ricorda. “Applicare avvisi in stile pacchetto di sigarette non serve a frenare l’alcolismo: chi ha un vizio non si ferma leggendo che potrebbe ammalarsi o morire. Serve invece a far aumentare i costi per le cantine e a ridurre i posti di lavoro nella filiera”. “Immaginate le bottiglie di vino con avvisi sanitari” continua Buffo. “Dapprima le aziende intenzionate a esportare dovrebbero sostenere costi aggiuntivi per etichette e packaging differenti. Poi, se la norma diventasse europea, il colpo ricadrebbe anche su grafici, creativi, stampatori, professionisti del packaging: sarebbe un effetto domino. E si perderebbe un’identità visiva essenziale, con scenari che ricordano distopie come ‘1984’ di Orwell”. Per ora il governo irlandese ha annunciato una revisione della norma, ma Buffo invita alla prudenza: “Si parla di rivederla, quindi bisogna vedere come. Visti i precedenti, aspetterei comunque a cantare vittoria”.
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Italian sounding ed etichette “sanitarie” sui vini, cosa è cambiato in queste ore