Negli ultimi anni, l’Alto Adige ha registrato un aumento significativo del numero di giovani ben istruiti che decidono di lasciare la provincia. Questo fenomeno è chiaramente legato alla ricerca di migliori opportunità lavorative, come evidenziato da un’analisi condotta dall’Ufficio per l’osservazione del mercato del lavoro. I dati raccolti mostrano un trend evidente: sempre più giovani optano per il trasferimento in nazioni vicine come Austria e Germania, o in altre regioni italiane.
La crescita dell’emigrazione giovanile
Stefan Luther, direttore del Servizio Mercato del lavoro, ha sottolineato che la situazione è notevolmente cambiata rispetto a quindici anni fa. All’epoca, solo un massimo di 1.500 altoatesini tra i 20 e i 49 anni si spostavano all’estero in un periodo di cinque anni. Oggi, quel numero è salito a circa 7.000, il che implica che annualmente circa 800 persone in più partono verso i Paesi germanofoni rispetto a quante ne ritornano in Alto Adige.
Le motivazioni dietro la partenza
Un dato interessante riguarda le origini dei migranti: coloro che non sono nati in Alto Adige mostrano una maggiore propensione a lasciare la regione, mentre gli italiani tendono spesso a tornare nelle proprie terre d’origine. Questo fenomeno mette in evidenza le difficoltà del mercato del lavoro locale nel trattenere i talenti.
Il legame tra istruzione e emigrazione
Un altro aspetto rilevante emerso dall’analisi è il legame tra il livello di istruzione e la decisione di emigrare. Tra i giovani che hanno completato un apprendistato o frequentato una scuola professionale provinciale, la percentuale di emigrazione è relativamente bassa, attorno al 9%. Tuttavia, tra i diplomati, questo numero sale al 24%. Inoltre, circa il 10% dei neolaureati decide di cercare lavoro all’estero, con una propensione all’emigrazione superiore alla media per coloro che ottengono voti elevati alla maturità.
I ritorni e il futuro
Contrariamente alle aspettative, circa un quarto di coloro che emigra decide di tornare in Alto Adige. Un’analisi delle persone nate nella provincia che hanno lasciato tra il 2011 e il 2015 ha rivelato che, a distanza di dieci anni, il 25% di loro risulta nuovamente residente nel territorio. Le ragioni che spingono i giovani a partire e quelle che li portano a tornare sono molteplici e attualmente oggetto di studio.
Le sfide del mercato del lavoro altoatesino
La questione centrale rimane l’attrattività del mercato del lavoro dell’Alto Adige. Secondo Stefan Luther, il mercato locale fatica a competere con quelli dei Länder austriaci, tedeschi e dei Cantoni svizzeri. È quindi cruciale aumentare l’attrattività del lavoro nella provincia per fermare questa emorragia di talenti.
Strategie per attrarre i giovani
Magdalena Amhof, assessora provinciale al lavoro, propone diverse strategie per affrontare la sfida di attrarre i giovani nel mercato del lavoro. È fondamentale instaurare legami tra i giovani e posti di lavoro interessanti, puntando sulla qualità delle opportunità offerte. Ciò implica la necessità di fornire ottimi tirocini di orientamento, apprendistati di valore e esperienze lavorative significative. L’Alto Adige deve ambire a diventare una regione competitiva, garantendo trasparenza nelle retribuzioni e nelle carriere, opportunità di formazione continua e un equilibrato rapporto tra vita professionale e personale, oltre a garantire alloggi accessibili per chi lavora.
Per trattenere e attrarre talenti in Alto Adige, è necessaria una collaborazione tra istituzioni e aziende, affinché si possano creare condizioni favorevoli per le future generazioni.