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Genova, la denuncia: “Mia madre 7 giorni in barella al pronto soccorso, un incubo”

(Adnkronos) – Un'anziana, affetta da demenza senile, sarebbe stata lasciata per giorni al pronto soccorso dell'ospedale genovese di Villa Scassi. A raccontarlo è la figlia, che nei giorni di maggior afflusso al Pronto soccorso, dovuto al picco dell'influenza, ha assistito impotente alla vista della madre, entrata in ospedale per alcuni controlli post operatori, e finita in quello che definisce un "incubo", durato quasi una settimana.  "Mia madre ha 70 anni ed è affetta da demenza senile precoce dovuta a epilessia", racconta la donna all'Adnkronos. "Da sette anni si trova ricoverata in una Rsa, era stata dimessa dall’ortopedia dell’ospedale dopo un intervento per una frattura al femore destro. Nonostante un’anemia post-operatoria, le sue condizioni sembravano stabili, ma il suo stato letargico, accompagnato da occhi cisposi e ridotta reattività, ha spinto me e i medici della Rsa a portarla nuovamente al Pronto Soccorso".  "Accolta in codice arancione, – continua il racconto – mia madre ha dovuto attendere oltre due ore per una diagnosi preliminare, che ha evidenziato una forte disidratazione. Lasciata su una barella senza coperte, con solo un lenzuolo, è rimasta in condizioni igienico-sanitarie precarie: occhi sporchi, viso appiccicoso, abiti e lenzuola macchiati di cibo". Nei giorni successivi, la situazione non è migliorata. La paziente, secondo quanto racconta la figlia – "era spesso in stato semicomatoso, senza una flebo al braccio e con l’acqua fuori dalla sua portata. Nonostante le rassicurazioni dei medici riguardo una presunta ripresa, l’ho trovata in condizioni allarmanti, disidratata e priva di dignità, seduta con il busto nudo e la testa riversa".  "Alla richiesta di chiarimenti, – spiega la donna – il personale medico ha risposto in modo evasivo e, in alcuni casi, arrogante. Un medico, infastidito dalle domande, ha addirittura minacciato di chiamare la sicurezza. A seguito di questa situazione, ho contattato i Nas, ma la prima risposta ricevuta è stata superficiale. Solo dopo un secondo contatto telefonico, il tono è cambiato e sono stati raccolti i dati di mia madre". All'anziana è stata poi diagnosticata un'infezione alle vie urinarie e una forte disidratazione. "Nonostante le rassicurazioni di una 'ripresa', le sue condizioni fisiche hanno continuato a peggiorare, con episodi di letargia alternati a momenti di lucidità. Dopo giorni di frustrazione e preoccupazione, ho deciso di firmare le dimissioni e riportarla in Rsa".  Al momento della dimissione, la figlia ha trovato la madre malata in una zona isolata del Pronto Soccorso, "lontana da qualsiasi supporto. Tornata in Rsa presenta piaghe gravi da decubito nella zona sacrale e nei talloni, episodi di inappetenza e necessità di assistenza continua".  Contattata dall'Adnkronos, Asl3, scrive in una nota di essere stata informata e di avere "fornito assistenza alla signora attraverso l'ufficio relazioni con il pubblico per supporto e attivazione dei percorsi di verifica sull'accaduto". "Possiamo assicurare – aggiunge l'Asl –  che la paziente durante la permanenza in Pronto soccorso è stata assistita e rivalutata sia dal personale medico che infermieristico, oltre ad aver eseguito esami diagnostici. Fino alla dimissione volontaria".  A commentare la vicenda è Marco Macrì, referente di Genova Inclusiva: "Ancora una volta denunciamo una situazione inaccettabile. Un'anziana proveniente da una Rsa è stata lasciata per tre giorni su una barella al pronto soccorso, poi trasferita in un corridoio adibito a magazzino, senza possibilità di chiedere aiuto. Nonostante le sue condizioni critiche, non è stata adeguatamente idratata fino all'intervento dei familiari e dei Nas. Le conseguenze sono gravi: piaghe da decubito e dolori atroci. Chiediamo un potenziamento del personale sanitario, spazi adeguati e una riduzione dei tempi di attesa. È necessario che le istituzioni locali e regionali intervengano con urgenza per tutelare la dignità degli anziani e rispondere alle esigenze delle persone più fragili". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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