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Gaza, Netanyahu: “Valico di Rafah chiuso fino a che Hamas non restituirà tutti gli ostaggi morti”

(Adnkronos) – Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato oggi, sabato 18 ottobre, che il valico di Rafah, al confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto, "resti chiuso fino a nuovo avviso". Lo rende noto l'ufficio del primo ministro, come riporta il giornale israeliano Haaretz, che poco prima riferiva di aver avuto conferma dall'Organizzazione mondiale della sanità che il valico sarebbe stato aperto lunedì per il trasferimento di malati e feriti. Anche l'ambasciata palestinese al Cairo aveva informato questo pomeriggio dell'apertura di Rafah lunedì per consentire ai gazawi che si trovano in Egitto e che vogliono tornare a Gaza di entrare nella Striscia. "La riapertura" di Rafah "verrà presa in considerazione in base al modo in cui Hamas farà la sua parte per la restituzione delle salme degli ostaggi deceduti e l'attuazione del quadro concordato", comunicano via X dall'ufficio del premier israeliano. In Israele i parenti degli ostaggi hanno accolto con favore l'annunciata decisione del premier israeliano Benjamin Netanyahu di mantenere chiuso il valico di Rafah, al confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. Lo riporta il sito di notizie israeliano Ynet. "Il governo israeliano – affermano, stando alle notizie di Ynet – deve prendere una posizione ferma contro Hamas e chiedere la restituzione di tutti i 18 ostaggi senza eccezioni, utilizzando tutte le leve a sua disposizione". E insistono: "Il governo deve annunciare che non proseguirà nell'attuazione dell'accordo fin quando non saranno stati riconsegnati tutti gli ostaggi e tutte le salme degli ostaggi deceduti come previsto dal piano Trump". Secondo i media israeliani, nella Striscia di Gaza restano i corpi di 18 ostaggi deceduti. Il vicepresidente degli Stati Uniti, Jd Vance, si recherà in visita in Israele da lunedì per discutere dei progressi sul ritorno degli ostaggi uccisi a Gaza e sul termine del conflitto, secondo quanto riportato dall'emittente Channel 12. Durante la visita, che avverin cui sarà accompagnato dall'inviato speciale Steve Witkoff, Vance affronterà anche il passaggio alla seconda fase del piano di pace del presidente Donald Trump, che prevede lo smantellamento del gruppo terroristico Hamas e l’istituzione di un’autorità alternativa per l’amministrazione della Striscia di Gaza. L'Azerbaigian sarebbe pronto a contribuire alla forza di stabilizzazione a Gaza. L'Azerbaigian ha acconsentito a partecipare con sue truppe, affermano tre funzionari governativi interpellati dal Times of Israel, secondo cui gli Stati Uniti hanno ottenuto, per ora dietro le quinte, l'impegno dell'Azerbaigian. Due fonti informate sul dossier, citate dal giornale israeliano, hanno anche confermato che durante un incontro multilaterale che si è tenuto a settembre a margine dei lavori dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York il leader turco Recep Tayyip Erdogan ha confermato a Donald Trump che Ankara è pronta all'invio di forze a Gaza. Ma, osservano da Israele, non è chiaro se si tratti di una disponibilità gradita al governo di Benjamin Netanyahu. Sino ad oggi l'Indonesia è l'unico Paese che si è impegnato pubblicamente a contribuire, nel quadro di una missione sotto mandato Onu, alla forza internazionale di stabilizzazione per il dopoguerra a Gaza. "Se e quando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e questa Assemblea decideranno, l'Indonesia è pronta a dispiegare 20.000" truppe, "o anche più", per "contribuire a garantire la sicurezza a Gaza", ha detto il presidente Prabowo Subianto a settembre nel suo intervento all'Assemblea generale Onu. Intanto, secondo rivelazioni di fonti diplomatiche al Guardian, potrebbe essere l'Egitto a guidare la forza di stabilizzazione prevista dal piano Trump in 20 punti per "la fine del conflitto a Gaza".  
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