Negli ultimi anni, il panorama del lavoro nelle piccole e medie imprese (PMI) italiane ha subito una trasformazione considerevole, con particolare riferimento ai fringe benefit. Questi vantaggi, che superano la retribuzione base, stanno acquisendo sempre più rilevanza e attenzione da parte delle aziende, evidenziando un incremento medio significativo dell’importo erogato ai dipendenti.
L’evoluzione dei fringe benefit
Secondo l’Osservatorio Amilon Pmi, nel corso dell’ultimo anno, i fringe benefit medi per dipendente sono aumentati da 90 euro a 170 euro, segnando una crescita del 90%. Questo fenomeno non deriva solo da normative più favorevoli, ma riflette anche una crescente consapevolezza tra gli imprenditori sull’importanza del benessere dei collaboratori. Investire in politiche di welfare aziendale è diventato un modo strategico per attrarre e mantenere talenti, oltre a migliorare la produttività complessiva delle aziende.
Un cambiamento culturale
Federico Corticelli, responsabile marketing di Amilon, sottolinea che quanto si sta osservando non rappresenta semplicemente un trend di mercato, ma una vera e propria rivoluzione culturale. Il welfare aziendale sta evolvendo in un sistema che si sviluppa a stretto contatto con i lavoratori, diventando una componente essenziale dei modelli organizzativi delle PMI italiane. Di conseguenza, cresce il numero delle aziende che scelgono di implementare questi benefit, con un incremento del 25% rispetto all’anno precedente.
Settori in crescita e preferenze dei lavoratori
I dati rivelano che il settore manifatturiero guida la classifica delle erogazioni di fringe benefit, rappresentando il 45% del totale. Segue il settore dei servizi alle imprese, che contribuisce con il 25%. Anche il commercio e la sanità no-profit si attestano all’8%, evidenziando come il welfare aziendale stia interessando tutti i settori, non limitandosi soltanto alle grandi corporate.
Le scelte dei lavoratori
Un aspetto rilevante è il modo in cui i lavoratori stanno utilizzando i fringe benefit. Questi strumenti non sono più considerati semplici aggiunte alla retribuzione, ma rappresentano un supporto concreto al potere d’acquisto delle famiglie. Le spese quotidiane e la grande distribuzione organizzata (GDO) occupano il 26,4% delle preferenze, seguite da benzina e mobilità con il 25,8%. Questa tendenza evidenzia l’impatto dell’inflazione sulla vita quotidiana e l’importanza di sostenere i consumi essenziali.
Geografia dei fringe benefit
Una significativa disparità emerge a livello geografico, con l’83% delle PMI che adottano i fringe benefit concentrate nel Nord Italia. Solo il 10% si trova nel Centro e il 7% nel Sud. Questa divisione riflette i diversi gradi di maturità digitale e l’adozione di pratiche innovative da parte delle imprese. Nel Settentrione, le aziende hanno maggiormente abbracciato soluzioni digitali per incentivare il benessere dei propri dipendenti.
Il futuro del welfare aziendale
Con l’introduzione di nuove normative e l’aumento delle esenzioni fiscali sui fringe benefit, le PMI hanno l’opportunità di ampliare i loro piani di welfare aziendale. La legge di bilancio prevede l’innalzamento della soglia esentasse per i buoni pasto digitali, aumentando l’importo da 8 a 10 euro. Questa misura, insieme alla tassazione agevolata, potrebbe incentivare ulteriormente le aziende a investire nel benessere dei dipendenti.
Il welfare aziendale sta vivendo un periodo di crescita e rinnovamento nelle PMI italiane. Si osserva un focus crescente sul benessere dei lavoratori come strategia chiave per migliorare la competitività in un mercato sempre più esigente.