Recenti studi evidenziano un incremento preoccupante delle disuguaglianze nel mercato del lavoro italiano. Durante l’Assemblea Generale della CGIL di Reggio Emilia, è stato presentato il Report biennale sul mercato del lavoro e l’andamento delle imprese locali, a cura di Florencia Samber, esperta del Dipartimento di ricerca e studi confederale.
Il documento mette in luce come l’attuale crisi economica, che ha portato a un’interruzione prolungata della produzione industriale, non solo ha ridotto i posti di lavoro, ma ha anche contribuito a un aumento dello scoraggiamento tra i lavoratori, colpendo maggiormente le donne e i cittadini stranieri. In questo contesto, la stabilità lavorativa è diventata un’eccezione, con meno del 15% delle nuove assunzioni che riguardano contratti a tempo indeterminato, indipendentemente dalla nazionalità dei lavoratori.
Un sistema produttivo in salute ma iniquo
Un’analisi più approfondita dei bilanci aziendali rivela un paradosso significativo: sebbene il sistema produttivo continui a generare ricchezza, con un utile complessivo di 13,6 miliardi di euro negli ultimi cinque anni, questa ricchezza è distribuita in modo estremamente disuguale. Infatti, i profitti sono andati principalmente a favore delle rendite di capitale, mentre la remunerazione del lavoro è stata trascurata.
Il paradosso della crescita dei profitti
I dati del 2025 confermano questa tendenza allarmante: nonostante un calo nella produzione, le aziende sono riuscite a difendere e persino aumentare la loro redditività. In particolare, il valore aggiunto è aumentato del 4% e gli utili sono cresciuti del 6%, mentre i costi per il personale hanno subito una riduzione dello 0,8%. Questo scenario suggerisce che le aziende continuano a prosperare senza una giusta redistribuzione dei profitti ai lavoratori.
Il caso emblematico del Gruppo Max Mara
Un esempio emblematico di questa situazione è rappresentato dal Gruppo Max Mara, che è stato oggetto di un focus nel Report. Le lavoratrici delle Manifatture San Maurizio hanno attirato l’attenzione pubblica e mediatica, ma il cuore della loro protesta riguarda le condizioni lavorative e salariali. Secondo Cristian Sesena, Segretario generale della CGIL di Reggio Emilia, la situazione è aggravata dalla non applicazione del contratto collettivo nazionale dell’industria tessile, che rappresenta un modo per ridurre il costo del lavoro e per evitare una redistribuzione equa degli utili.
Una chiamata all’azione
La situazione attuale richiede una riflessione profonda da parte di tutte le parti coinvolte, comprese le istituzioni. La proposta della CGIL è chiara: riconoscere che ci sono problemi significativi nel mercato del lavoro e lavorare congiuntamente per trovare delle soluzioni. È necessaria un’azione collettiva per affrontare le disuguaglianze crescenti e garantire che i lavoratori ricevano la giusta parte dei profitti generati dalle aziende.