(Adnkronos) – Milano si prepara ad accogliere Itadakimasu, la mostra immersiva che, dopo il grande successo di Genova, trasforma i piatti iconici degli anime giapponesi in esperienze reali da vivere con tutti i sensi. Dal 15 novembre al 6 aprile 2026, lo Spazio Varesina 204 ospiterà un percorso espositivo completamente rinnovato, tra sculture, video-ricette e allestimenti interattivi che fondono tradizione culinaria e immaginazione animata. Ideata e prodotta da Vertigo Syndrome, con la curatela del food influencer Sam Nazionale (@pranzoakonoha) e della scrittrice Silvia Casini, la mostra gode del patrocinio del Municipio 8 di Milano, del Consolato Generale del Giappone a Milano e di Airg – Associazione Italiana Ristoratori Giapponesi. L'obiettivo è far scoprire come, negli anime, il cibo diventi linguaggio capace di raccontare emozioni, legami e condivisione. Itadakimasu si sviluppa attraverso nove sale scenografiche che conducono i visitatori in un viaggio sensoriale unico, tra storia, cultura e gusto. L'esposizione comprende 16 video-ricette originali, 38 sculture realizzate con la tecnica giapponese dello shokuhin sampuru, 14 stampe ukiyo-e, 22 poster dedicati allo Studio Ghibli, 37 poster di anime, 4 cartonati e le illustrazioni di Loputyn e Blackbanshee, oltre a contenuti interattivi e un ricco bookshop tematico. Ogni dettaglio è pensato non come semplice decorazione, ma come strumento per immergere il pubblico nel mondo vivo della cucina giapponese degli anime, tra sapori, profumi e storie che hanno affascinato generazioni. Ogni sala racconta il cibo come rituale, memoria e condivisione. Un ramen fumante, un onigiri avvolto nell’alga o un bentō colorato riescono a emozionare tanto quanto a stimolare l’appetito. Gli anime, infatti, mostrano spesso il cibo come elemento narrativo capace di costruire legami tra i personaggi e di trasmettere sensazioni universali, dal calore domestico alla gioia della festa. Il Santuario di Inari apre la mostra con un'introduzione sacra e suggestiva. Qui, i visitatori incontrano Inari, divinità del raccolto, dell’agricoltura, della fertilità e della prosperità, e possono fare offerte simboliche tra doni preziosi. Le volpi, messaggere divine, accompagnano il pubblico alla scoperta della storia della cucina giapponese, dalla tradizione del washoku ai piatti occidentali reinterpretati nello yōshoku durante l’Epoca Meiji. L’offerta rituale non è solo ringraziamento: è un momento di gratitudine verso il cibo e la vita stessa. Hanami, la sala dedicata alla fioritura dei ciliegi, permette di vivere la magia del sakura. Tra giochi di luce e ombre delicate, i visitatori possono simulare un pic-nic sotto i ciliegi, immersi in un’esperienza che celebra l’armonia della natura, la caducità della vita e il legame con chi ci ha preceduto. La Sala dei bentō mostra il rito quotidiano del pranzo giapponese. Ogni ingrediente viene selezionato e disposto con cura: dal riso alle polpette, dal tamagoyaki ai fritti di carne o pesce. La mostra propone varianti ispirate ai cartoni animati, come Il mio vicino Totoro o Suzume, e tutorial pratici per realizzare onigiri, tako-wurstel a forma di polpo e Bunny Apples, mele intagliate a forma di coniglio. I visitatori possono scoprire i trucchi delle mamme giapponesi per trasformare anche una semplice omelette in un piccolo capolavoro. La Sala Rāmen riproduce un autentico rāmen bar giapponese, con postazioni individuali in legno che permettono un’esperienza intima e accogliente. Il rāmen, pur avendo origini cinesi, è oggi uno dei piatti simbolo della cultura giapponese, reso famoso anche in Occidente dagli anime, in particolare Naruto. La sala illustra oltre duecento varianti ufficiali, nate dall’influenza delle cucine regionali e stagionali. Il Banchetto dei Kami, ispirato a La città incantata, celebra il cibo come rito e simbolo. Al centro della sala, un tavolo offre una varietà di piatti tradizionali, ciascuno con significato simbolico, realizzati con la tecnica dello shokuhin sampuru, permettendo ai visitatori di ammirare colori, forme e dettagli da vicino. L’estate giapponese prende vita nella sala dedicata ai Matsuri, con bancarelle di street food, takoyaki, korokke, granite kakigori, taiyaki e temarizushi. I visitatori possono scrivere un Tanzaku, piccolo desiderio su carta colorata, e appenderlo al bambù come avviene durante il festival di Tanabata. Il Cafè ricrea l’esperienza dei locali kawaii giapponesi, dai Maid Cafè ai Neko Cafè, tra dolci, bevande colorate, gadget e riproduzioni di anime come Sailor Moon e Creamy. La sala unisce estetica, divertimento e creatività culinaria. Il Natale giapponese, infine, mostra come le feste occidentali siano reinterpretate in Giappone. Il Kentucky Fried Chicken e la Christmas Cake diventano simboli della condivisione natalizia anche negli anime, accompagnati da luminarie e interviste alla comunità giapponese di Tokyo Midtown. La mostra è curata da Samuele Nazionale, fondatore di @pranzoakonoha, e Silvia Casini, manga editor e scrittrice. Entrambi uniscono passione per la cucina giapponese e conoscenza della cultura pop, trasformando ogni sala in un’esperienza immersiva di scoperta, cultura e divertimento. Per Vertigo Syndrome, promotori della mostra, Itadakimasu è una crociata contro l'uggia delle esposizioni tradizionali: ogni dettaglio è studiato per coinvolgere e appassionare anche chi solitamente evita le mostre d’arte, offrendo un’esperienza sorprendente, interattiva e sensoriale. Eventi collaterali, laboratori e attività didattiche arricchiranno ulteriormente il percorso, con particolare attenzione ai più piccoli e alle famiglie. Itadakimasu è molto più di una mostra: è un viaggio nel cuore della cucina giapponese, dove l'animazione diventa ponte tra cultura, gusto e immaginazione, trasformando ogni piatto in un’esperienza da vivere e ricordare.
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Con ‘Itadakimasu’ gli anime si trasformano in esperienze culinarie