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Competenze digitali avanzate: la chiave per il lavoro nel 2025

Il valore delle competenze digitali nel mercato del lavoro

Nel contesto attuale, le competenze digitali avanzate si stanno rivelando sempre più cruciali per accedere a opportunità lavorative significative. Secondo uno studio condotto da Irvapp-Fondazione Bruno Kessler e dal Center on Social Inequality Studies, chi possiede tali competenze ha un incremento del 7,6% nelle possibilità di essere assunto rispetto a chi non le possiede. Questo dato evidenzia l’importanza di investire nella formazione digitale per i giovani, che si trovano ad affrontare un mercato del lavoro in continua evoluzione.

Il mismatch tra domanda e offerta di competenze

In Italia, il problema del mismatch tra le competenze richieste dalle aziende e quelle effettivamente possedute dai giovani è particolarmente grave. Le aziende cercano professionisti con competenze digitali avanzate, ma molti giovani non sono adeguatamente preparati. Questo divario contribuisce in modo significativo alla disoccupazione giovanile nel Paese. Paolo Barbieri, professore di Sociologia economica all’Università di Trento, sottolinea l’importanza di fornire agli studenti le competenze necessarie per affrontare un mercato del lavoro sempre più competitivo e globale.

Le competenze più richieste nel 2025

Le competenze digitali più ricercate non si limitano a conoscenze generiche come l’uso di software di produttività o social media, ma includono abilità avanzate in ambiti come la programmazione, l’analisi dei dati e la cybersecurity. Secondo lo studio di Irvapp, le competenze STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) sono fondamentali per aumentare le probabilità di trovare lavoro, con un incremento del 6,7% per posizioni tecniche. Tuttavia, l’Italia investe meno rispetto ad altri Paesi europei in formazione digitale e STEM, con solo il 16% dei laureati provenienti da facoltà STEM, rispetto al 25%% della Germania e al 22%% del Regno Unito.

Investimenti nella formazione digitale

La mancanza di investimenti nel settore educativo si traduce in una preparazione insufficiente dei giovani, creando un ulteriore divario tra le competenze possedute e quelle richieste dal mercato. Secondo un rapporto della Commissione Europea, l’Italia spende solo l’1,3%% del PIL in istruzione terziaria, mentre la media europea è del 2,1%%. Questo scenario porta a una situazione in cui oltre il 30%% dei giovani laureati occupa posti di lavoro che non richiedono una laurea. È evidente che il sistema scolastico e universitario italiano deve evolversi per preparare adeguatamente gli studenti alle sfide del mercato del lavoro digitale.

Redazione

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