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Chiara Alzati: “Come un manager deve comunicare l’introduzione dell’AI in azienda: chiarezza, empatia e intenzione”

(Adnkronos) – L’AI non è (solo) tecnologia, è una questione culturale da guidare con le giuste parole. Il Metodo Parlare Chiaro® ideato da Chiara Alzati, Corporate Effective Communication & Public Speaking Trainer, insegna ai manager le strategie migliori per comunicarla in azienda. Milano,14/04/2025. Introdurre l’intelligenza artificiale nei processi aziendali è molto più di un aggiornamento tecnico. È un cambiamento culturale che, come tale, richiede da parte del manager un approccio comunicativo consapevole, empatico e strategico. Le sue parole giocheranno un ruolo chiave. Ne è convinta Chiara Alzati, Corporate Effective Communication & Public Speaking Trainer, ideatrice del Metodo Parlare Chiaro®, che da anni affianca manager e team nel tradurre le sfide della comunicazione in occasioni di crescita concreta. «Quando si parla di AI, molti manager si concentrano sul “cosa fa” e non sul “cosa provoca” – spiega Chiara Alzati –. Ma ogni innovazione genera emozioni: entusiasmo, sì, ma anche timori, resistenze, frustrazioni. Ignorarli o sminuirli è un errore che può costare caro, in termini di engagement e coesione». La prima responsabilità di chi introduce l’AI in azienda non è impressionare, ma creare un contesto sicuro per chi sarà coinvolto nel cambiamento. «Quando un manager dice “Cambierà tutto”, spesso sottovaluta l’impatto di quelle parole – sottolinea l’esperta –. Chi ascolta può pensare: “E io? Che fine faccio in tutto questo?”. Molto meglio partire con un messaggio chiaro e umano, come: “Stiamo introducendo uno strumento di AI per supportare il nostro lavoro, non per sostituirlo”. È un cambio di prospettiva: non la tecnologia al centro, ma le persone». Secondo il Metodo Parlare Chiaro®, anticipare le obiezioni è una regola d’oro per non lasciare che le domande si accumulino sottotraccia e si possano trasformare in tensioni silenziose. Consiglia Alzati: «Meglio dire subito una frase come: “So che qualcuno si sta chiedendo: 'L’AI prenderà il mio posto?' La risposta è no. Lavorerà con voi, occupandosi delle attività più ripetitive, così che possiate concentrarvi su ciò che davvero richiede intelligenza umana: pensiero critico, relazione e creatività”. Questo può prevenire malintesi». Una narrazione focalizzata solo su efficienza e produttività può generare distacco. È molto più efficace parlare di vantaggi concreti. «Il ROI interessa al top management, ma chi lavora in prima linea vuole capire cosa cambierà davvero nella sua giornata – spiega Alzati –. Un buon messaggio potrebbe essere questo: con l’AI si evitano ore perse a cercare dati o a riscrivere report sempre uguali. Il risultato? Più tempo, più controllo, meno frustrazione. Il beneficio dev’essere tangibile, quotidiano, reale». La chiarezza, per essere davvero credibile, ha bisogno di concretezza. Non bastano parole rassicuranti: servono esempi pratici che mostrino il cambiamento in azione. Una semplice dimostrazione può fare la differenza, ad esempio mostrando come un assistente AI sia in grado di redigere una bozza di e-mail o riassumere i punti chiave di una riunione. Azioni quotidiane, vicine alla realtà operativa delle persone. Il tocco umano resta essenziale: saranno poi i professionisti a rifinire questi contenuti, per mantenere tono, empatia e contesto. Ma tutto questo non basta se manca una visione coerente. L’adozione dell’AI non deve apparire come una moda o un tool in più da imparare, ma come parte integrante di un’evoluzione organizzativa chiara, che dia senso al cambiamento e direzione condivisa. «L’AI non è semplicemente un nuovo software da integrare, ma un tassello chiave di un’evoluzione organizzativa più profonda – sottolinea Alzati –. L’obiettivo non è solo fare di più, più velocemente. È costruire un sistema più agile, dove le persone possano liberarsi da compiti ripetitivi e dedicarsi a ciò che genera valore: pensiero strategico, relazione, creatività». Un manager che comunica efficacemente l’introduzione dell’AI non si limita, quindi, a parlare di tecnologia. Parla alle persone. Le ascolta, le coinvolge, le accompagna nel cambiamento. E soprattutto trasmette fiducia. Perché ogni trasformazione culturale parte da lì: da una relazione di fiducia. «E la fiducia non si impone, si costruisce. Con parole vere, scelte con chiarezza, empatia e intenzione. Solo così l’AI può essere accolta non come una minaccia, ma come un alleato al servizio dell’intelligenza umana», conclude Alzati. 
Il Metodo Parlare Chiaro® di Chiara Alzati si sta rivelando una soluzione efficace in molti contesti aziendali e sicuramente può aiutare ad affrontare cambiamenti importanti come la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale. Facilita ad individuare le migliori strategie di comunicazione per costruire legami più forti e coinvolgenti, con presenza emotiva, autorevolezza e autenticità.  
CONTATTI PER LA STAMPA: https://parlarechiaro.com/
 A cura di: Pagine Sì! SpA 


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