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Caravaggio ritrovato arriva a Napoli, Ecce Homo a Capodimonte

(Adnkronos) – Dal 24 luglio al 2 novembre la mostra "Capodimonte Doppio Caravaggio" sarà un'occasione unica per ammirare l'Ecce Homo di Madrid, l'ultimo capolavoro ad essere entrato nel corpus del pittore il cui vero nome era Michelangelo Merisi, eccezionalmente in dialogo accanto alla Flagellazione di Cristo (1571-1610). Dopo lo straordinario successo alla mostra romana "Caravaggio 2025", La Flagellazione (di proprietà del Fondo edifici di culto) rientra infatti al Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli, dove è custodita per ragioni di tutela dal 1972. Dalla grande esposizione organizzata a Palazzo Barberini per il Giubileo proviene anche Ecce Homo che torna così dopo quattro secoli a Napoli, la città dove l'opera fu dipinta negli stessi anni in cui il Merisi realizzava La Flagellazione per la Chiesa di San Domenico. Il quadro spagnolo, riscoperto nel 2021, è esposto per volere del nuovo proprietario al Museo del Prado e può lasciare la Spagna solo per eccezionali occasioni. Quella di Napoli è l'unica tappa italiana prevista prima del rientro a Madrid. "Questa volta il nostro Ospite è davvero speciale – sottolinea il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, Eike Schmidt – appena abbiamo saputo che l'Ecce Homo sarebbe arrivato in Italia ci siamo messi al lavoro per averlo a Capodimonte al termine della mostra romana per la quale ci è stata richiesta la nostra Flagellazione. L'Ecce Homo negli ultimi anni, com’è noto, è al centro dell'interesse scientifico e anche mediatico mondiale. Ma la nostra motivazione era forte e siamo felici oggi di poter annunciare che le due opere di Caravaggio saranno esposte nei prossimi mesi insieme sulla stessa parete della sala 62, per un dialogo unico e di immensa suggestione. Siamo quindi particolarmente grati al Ministero della cultura spagnolo, al proprietario del quadro e al Museo del Prado. Doppio Caravaggio ci sembra una bellissima proposta culturale per i 2500 anni di Napoli. Ringrazio il Sindaco Gaetano Manfredi, la Direttrice artistica di Napoli 2500 Laura Valente, e il Comune di Napoli per averci voluto affiancare nella promozione dell'esposizione". Anche "Doppio Caravaggio" fa parte del ciclo di piccole ma preziose mostre denominate "L'Ospite" che Capodimonte sta realizzando mentre completa il rinnovamento degli spazi, in costante dialogo con i grandi musei italiani e internazionali e con una politica dei prestiti improntata sempre al protagonismo del museo napoletano e all'esaltazione del suo patrimonio. Caso più unico che raro tra le attribuzioni di dipinti a Caravaggio dell'ultimo mezzo secolo, l'Ecce Homo, tela di media grandezza, il consenso della critica è stato pressoché unanime. L'Ecce Homo si trovava nel salotto di una casa privata, nel 2021 il quadro venne messo in vendita con una base d'asta di 1.500 euro come opera di "scuola di Ribera". La casa d'arte spagnola Ansorena pubblica allora un catalogo con l'opera e attraverso un tam-tam di segnalazioni attorno al dipinto in pochi giorni si riuniscono i principali esperti del pittore, inclusi mercanti d’arte e curatori di museo da tutto il mondo. Mentre il quadro consolidava sempre più la sua reputazione di originale perduto di Caravaggio, il governo spagnolo ne sanciva la non esportabilità, vincolandone, quindi, la permanenza sul suo territorio. Nell'estate del 2024 l'Ecce Homo, acquistato da un filantropo britannico, che vuole restare anonimo, residente in Spagna, è esposto in una sala dedicata del Museo del Prado di Madrid. Già Roberto Longhi, nei suoi studi fondativi sul pittore, aveva pubblicato un’immagine di una copia del quadro di Madrid, intravedendo, primo fra tutti, oltre le vernici ossidate e la banalizzazione di un mediocre copista tutta la forza di un’autentica idea caravaggesca ancora da rintracciare. Lo studio sulla storia del dipinto si deve, però, interamente a Maria Cristina Terzaghi che ne ha rintracciato il passaggio nell’Ottocento dall’Academia San Fernando di Madrid e che ha proposto di riconoscere lo stesso in un Ecce Homo di Caravaggio appartenuto a un viceré di Napoli – Garcia Avellaneda y Haro – alla metà del Seicento. L'Ecce Homo – tra gli ultimi episodi della vita di Cristo precedente alla Crocifissione e successivo alla Flagellazione – è un'iconografia che ebbe ampia diffusione, nell’intera penisola italiana, tra Quattro e Cinquecento. Nel quadro di Madrid, Caravaggio dispone le figure in profondità, suggerendo una loggia buia da cui si sporge Ponzio Pilato, il giudice che indica Cristo dolente alla folla, mentre un aguzzino con la bocca aperta lo spoglia (o forse lo ricopre dopo averlo spogliato) per mostrarne ulteriormente il corpo martoriato. Geniale e dal forte valore simbolico è la soluzione caravaggesca di rappresentare, sopra la fronte di Cristo, la sezione a mo’ di piccola fiamma di un ramo di rovi spiccato dal tronco principale, più chiara rispetto alla variazione di bruni della corona di spine. Poiché, in tutta probabilità, fu realizzata a Napoli, è con i quadri dei due periodi napoletani che la tela madrilena può mettersi più facilmente in relazione ed è proprio a potenziare la suggestione che la pala di San Domenico maggiore del 1607 e il quadro da stanza di Madrid sono stati nuovamente messi in dialogo nella sala con i capolavori del Museo di Capodimonte. L'importanza del dipinto è attestata dalla ripresa di alcune pose nella pala della Stella del 1607-1608 di Battistello Caracciolo (1578-1635), tra i più fedeli seguaci di Caravaggio e che ebbe anche rapporti diretti con l’artista durante i suoi soggiorni napoletani. Su di una parete laterale, nella stessa sala, si è poi deciso di esporre proprio un’opera di Battistello proveniente dai depositi del museo: un altro Ecce Homo dal formato orizzontale. Capodimonte propone quindi una occasione di confronto unica che illustra e documenta anche la fortuna napoletana del modello caravaggesco. La prossimità stilistica con alcune opere finali del Merisi ha permesso di confermarne la realizzazione nel periodo giovanile, proprio negli anni in cui Caravaggio era a Napoli o in quelli compresi tra i suoi soggiorni, come ha confermato Stefano Causa in una mostra tenutasi proprio a Capodimonte. Ed ecco che il ritrovamento dell’Ecce Homo di Madrid permette di dare nuovo significato alla suggestione dello studioso che in catalogo si chiedeva se all’opera di Battistello non potesse aver “sovrainteso” lo stesso Caravaggio. Rimane, tuttora, rischioso spingersi a dire di più, ma gli esperti e il grande pubblico potranno tornare a vedere con occhi nuovi opere della collezione permanente di Capodimonte, grazie a un prestito straordinario, anello intermedio di una catena che dalla Flagellazione di San Domenico maggiore muove verso l’Ecce Homo di Battistello e si spinge certamente oltre.  A conferma dello straordinario interesse per la scoperta del quadro di Madrid, e il suo riconoscimento come autografo del Merisi, ricordiamo che la vicenda è narrata anche nel thriller documentaristico "Il Caravaggio perduto" uscito quest'anno nelle sale italiane, recentemente trasmesso su Sky Arte. —[email protected] (Web Info)

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