(Adnkronos) – "Sandokan è il ruolo della mia vita. È un personaggio che capita a pochi nella carriera di un attore. E per me, essere straniero, ed essere stato scelto per un ruolo così importante per gli italiani è un grande onore". Lo afferma con convinzione Can Yaman in un'intervista rilasciata all'Adnkronos in occasione della sua presenza alla Mostra del Cinema di Venezia per ritirare il Filming Italy Venice Award, il riconoscimento ideato da Tiziana Rocca, e consegnato all'attore turco durante un evento del magazine "Ciak" diretto da Flavio Natalia. Yaman sarà l'eroe creato dallo scrittore veronese Emilio Salgari nella nuova serie "Sandokan", prodotta da Lux Vide e Rai Fiction, che sarà trasmessa su Rai 1 a partire dal 1° dicembre. Un onore che porta con sé anche un pesante fardello di responsabilità, che Yaman ha accolto con serietà e dedizione assoluta. L'attore racconta che il suo legame con questo progetto è nato cinque anni fa, in piena pandemia: "Non c'erano voli, tutto era chiuso. Abbiamo fatto miracoli per iniziare almeno gli addestramenti". Poi il progetto si è fermato, ma Can Yaman non si è mai allontanato dal sogno di interpretare la leggendaria tigre della Malesia. Nel frattempo, Yaman ha consolidato la sua presenza in Italia grazie alla serie "Viola come il mare" su Canale 5, che gli ha permesso di recitare in italiano e farsi conoscere meglio dal pubblico: "Recitare in un'altra lingua era un pensiero che mi pesava, ma grazie a questo sceneggiato ho superato anche questo ostacolo". Oltre alla lingua, la preparazione per "Sandokan" ha richiesto un impegno fisico notevole: addestramenti intensivi in equitazione, combattimento, danza e perfino una drastica perdita di peso. "Dovevo dimagrire 10 kg in 30 giorni. È stato un mese durissimo, quasi deprimente. Ma l'ho fatto. Sapevo che un giorno sarebbe arrivato il momento di Sandokan, e non ho mai mollato", racconta l'attore. Il nuovo "Sandokan" ha ambizioni internazionali: girato in inglese, è stato pensato per un pubblico globale. "Ho letto la sceneggiatura in otto episodi più volte, in italiano e in inglese. È stato un lavoro anche mentale, di confronto continuo con i registi. Ma quando ho visto il risultato finale ho avuto i brividi: non sembra una produzione europea, né hollywoodiana. È qualcosa di diverso, e ne siamo tutti molto fieri", afferma Can Yaman. Impossibile parlare di "Sandokan" senza evocare Kabir Bedi, l’attore indiano che nel 1976 ha reso iconico il personaggio di Salgari, creando un vero e proprio mito televisivo. Yaman ne è consapevole: "Sento il peso del paragone, ma anche la voglia di essere all'altezza. Non ho ancora avuto modo di conoscere Kabir Bedi, ma spero accada presto. Sarebbe un onore". Il legame tra Can Yaman e il pubblico italiano non è frutto del caso. L'attore ha infatti studiato al liceo italiano di Istanbul, dove per cinque anni ha appreso lingua, cultura e modo di pensare italiani: "Quando sono arrivato in Italia a 19 anni, ero già mezzo italianizzato. Poi, ironicamente, sono stati proprio gli italiani i primi a valorizzare le mie serie turche. Il mio successo in Italia è dovuto agli studi che ho fatto da bambino. E di questo sarò sempre grato". Il ritorno di "Sandokan" arriva a quasi cinquant'anni dalla messa in onda del primo sceneggiato Rai. Ora, con una produzione moderna e un protagonista carismatico, l’obiettivo è ambizioso: riportare la leggenda al pubblico di oggi, senza tradire lo spirito originale. E Can Yaman, con la sua preparazione, la sua dedizione e la sua passione, sembra pronto a raccogliere questa sfida: "Mi sento nato per questo ruolo. Quando sul set è arrivato il momento di essere Sandokan, era tutto in discesa". (di Paolo Martini) —[email protected] (Web Info)