(Adnkronos) – Un secolo di moda, dalla vivacità del Charleston agli scintillanti anni Ottanta di Enrico Coveri, passando per le creazioni mozzafiato di Elsa Schiaparelli, Yves Saint Laurent, Pierre Cardin e Roberto Capucci. A raccontarlo – attraverso 40 abiti simbolo della più elevata sartorialità mondiale (molti dei quali mai esposti), posti in elegante dialogo con opere di maestri della pittura del Novecento quali Galileo Chini, Felice Casorati, Alberto Burri – è il nuovo allestimento realizzato dal Museo della Moda di Palazzo Pitti a Firenze. A un anno esatto dalla riapertura totale della Galleria, interamente rinnovata, la selezione novecentesca esposta 'gira', per offrire al pubblico un nuovo capitolo da sogno della storia del costume. Forte di una collezione di 15.000 capi storici e accessori, dal Settecento a oggi, il Museo della Moda ha stabilito di rinnovare a cadenza annuale le collezioni in mostra, facendo riemergere a rotazione dai depositi abiti straordinari, inediti e accuratamente restaurati per poter essere offerti alla visione del pubblico. Restano invariate le sale della moda Sette-Ottocentesca e degli Abiti Medicei. Il primo dei nuovi spazi, dedicato alla 'Moda Charleston' tra avanguardie ed esotismo, apre la nuova selezione: lo straordinario Trittico di Galileo Chini trasforma la sala in un set scenografico di pucciniana memoria con l'abito indossato dalla moglie del pittore in occasione della prima di Turandot al Teatro La Scala di Milano il 25 aprile 1926. Altri abiti preziosi realizzati con sete pregiate arricchiti da motivi decorativi ispirati alla Cina, al Giappone e all’India rammentano come l’orientalismo si intrecciasse con il desiderio di emancipazione e sperimentazione tipico delle flapper, giovani donne dell’epoca che rompevano con la tradizione. Seguono due sale dedicate alla Moda tra le due Guerre: una infilata di abiti mozzafiato che spaziano dalla cultura Déco, a quella delle avanguardie, al razionalismo, al glamour cinematografico degli anni Trenta del Novecento. In tale contesto, il dipinto di Felice Casorati, Lo straniero, fa da controcanto a capi di Elsa Schiaparelli e Madeleine Vionnet. La rassegna continua con un viaggio nella Moda nel dopoguerra, con un rarissimo abito del giovane Yves Saint Laurent, nominato, dopo la morte di Christian Dior nel 1957, direttore creativo della prestigiosa Maison e tre abiti, tra cui un Gattinoni, appartenuti a Ingrid Bergman. A seguire tre sale interamente dedicate agli anni Sessanta e Settanta del Novecento, che culminano con una incursione nello Space Age Movement, caratterizzato da un’estetica futuristica e minimalista ispirata alle esplorazioni spaziali e alle innovazioni tecnologiche dell’epoca, grazie a designer iconici come André Courreèges, André Laug e Pierre Cardin, tutti rappresentati in mostra. Spazio poi a Roberto Capucci, uno dei protagonisti più audaci e innovativi della moda italiana. In un’epoca dominata dalla rivoluzione giovanile, dalla minigonna e dal prêt-à-porter emergente, rimase fedele a una visione quasi architettonica e scultorea dell’abito, che lo rese famoso sulla scena internazionale. Finale 'esplosivo' con Enrico Coveri, che a partire dagli anni Ottanta fece delle paillettes il simbolo del suo stile scintillante, ironico e anticonformista. Commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Simone Verde: "Questa nuova selezione di abiti del Museo della Moda e del Costume racconta la moda del Novecento come linguaggio visivo e culturale, in dialogo costante con la pittura e le arti. Dai ricami esotici delle flapper all’immaginario decorativo di Galileo Chini, dalla sintesi formale di Casorati e della moda degli anni Trenta fino al minimalismo dello Space Age, accostato ai bianchi e neri di Alberto Burri. La moda si rivela così non solo specchio della trasformazione del femminile, ma anche patrimonio di forme, materiali e visioni che affianca e arricchisce la narrazione figurativa dell'arte". Spiega la curatrice del Museo della Moda e del Costume Vanessa Gavioli: "Nel Novecento la moda racconta la donna tra libertà ed eleganza. Dalle flapper degli anni Venti con abiti leggeri e accenti esotici, si passa agli anni Trenta, con una femminilità più classica e tradizionale. Chanel rivoluziona il tailleur, poi rielaborato da Galitzine e Schön. Negli anni Sessanta e Settanta esplodono minigonne, grafismi e subculture, mentre lo Space Age guarda al futuro e Capucci scolpisce l'abito. Negli anni Ottanta, Coveri esalta luce e colore con le paillettes". (di Paolo Martini) —[email protected] (Web Info)