(Adnkronos) – Apple ha eliminato dal suo App Store cinese due delle applicazioni più utilizzate dalla comunità LGBTQ+ nel Paese. Non si tratta di un intervento spontaneo: la decisione arriva dopo un ordine formale della Cyberspace Administration of China, l’autorità che supervisiona e controlla Internet all’interno dei confini nazionali. La notizia arriva dopo un weekend in cui sui social cinesi si sono moltiplicate segnalazioni sulla scomparsa delle app Blued e Finka, non solo dal catalogo Apple ma anche da diversi store Android. Apple ha precisato di aver agito in conformità con le leggi locali, e che la rimozione riguarda esclusivamente lo store cinese. Tecnicamente, chi aveva già scaricato le app può continuare a utilizzarle, almeno per ora. L’azienda ha anche chiarito che Finka non era più disponibile al di fuori della Cina già da mesi per scelta dello sviluppatore, mentre Blued risultava già limitata al solo mercato cinese. In sostanza, la decisione non tocca gli utenti internazionali. Per chi frequenta il mondo delle app di incontri, il nome Blued non è certo nuovo. È stata per anni la piattaforma gay più usata in Asia, con un traffico tale da condurre la sua società madre, BlueCity, alla quotazione in borsa nel 2020. All’epoca, il servizio dichiarava oltre 49 milioni di utenti registrati e più di 6 milioni di attivi ogni mese. Nello stesso anno aveva acquisito Finka, considerata l’unica vera concorrente nel panorama cinese. Dopo la delisting dalla borsa, BlueCity è stata assorbita da Newborn Town, una società di Hong Kong specializzata in social e intrattenimento digitale. Con l’acquisizione, molti dei dipendenti storici – incluso il fondatore Ma Baoli – hanno lasciato la società. Il contesto in cui avviene questa rimozione racconta molto più della Cina contemporanea di quanto possano fare le cifre. Nel Paese l’omosessualità non è più considerata un reato dagli anni ’90, ma questo non si traduce in un reale riconoscimento dei diritti della comunità LGBTQ+. Il matrimonio egualitario non esiste e negli ultimi anni lo spazio di espressione pubblica si è progressivamente ridotto. Gruppi per i diritti civili hanno chiuso, piattaforme social hanno iniziato a censurare terminologia e contenuti queer, e molte iniziative sono state bloccate sul nascere. La pressione appare costante e sistematica. L’assenza improvvisa di Blued ha fatto scattare una piccola economia di emergenza: quando l’app ha interrotto le registrazioni lo scorso luglio, molti utenti hanno cominciato a comprare account già esistenti, arrivando a pagarli fino a 20 dollari sui marketplace online. La registrazione è tornata attiva dopo qualche settimana, ma ora la situazione cambia nuovamente. Una particolarità della storia di BlueCity è il suo impegno in ambito sanitario. Il gruppo ha creato una piattaforma di servizi medici dedicata agli uomini e una clinica digitale focalizzata su salute sessuale e prevenzione dell’HIV. L’organizzazione no-profit collegata all’app, ancora attiva, ha recentemente comunicato su WeChat che uno dei suoi programmi di test HIV è stato riconosciuto come “miglior progetto di volontariato” dal Partito Comunista di Pechino. Un riconoscimento pubblico che stride con la rimozione delle app dai marketplace digitali.
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Stop alle app gay su iPhone, il governo cinese censura Apple


