(Adnkronos) – "La pelle è un organo, non un involucro statico, la superficie di incontro tra l'ambiente esterno e quello interno. Ciò che fa male alla pelle fa male all'ambiente e viceversa. Ecco perché è davvero importante parlare di ecodermocompatibilità, oggi declinata su una tematica importante come gli interferenti endocrini". Lo spiega Pucci Romano, dermatologa, docente di Tecniche dermatologiche applicate alla cosmetologia presso l'università Cattolica del Sacro Cuore e presidente Skineco, Associazione internazionale di dermatologia ecologica, ideatrice e coordinatrice scientifica dell'evento 'I perturbatori endocrini. Salute, ambiente e strategie di prevenzione dermatologica', in programma sabato 8 novembre a Roma. Per la prima volta dermatologi, endocrinologi, pediatri, cosmetologi, chimici ed esperti del settore ambientale si confrontano sui perturbatori endocrini e sull'importanza dell'ecocompatibilità e della dermocompatibilità. Secondo la definizione dell'Oms, i perturbatori endocrini sono "una sostanza o miscela di sostanze esogene che alterano la funzione o le funzioni del sistema endocrino e, pertanto, possono causare effetti nocivi sulla salute di un organismo intatto, o la sua progenie, o le (sotto)popolazioni". Nel 2021 il Rapporto Anses – Agenzia nazionale per l'alimentazione, l'ambiente e la salute e la sicurezza sul lavoro francese ha identificato ben 906 sostanze da attenzionare, presenti in molte categorie di uso quotidiano: non solo pesticidi e diserbanti, ma anche plastica e cosmetici. Ogni giorno la pelle viene a contatto con almeno 500 sostanze presenti nei cosmetici: ci sono infatti circa 31 componenti in un balsamo, 45 in una crema da giorno, 28 in un bagnoschiuma, ben 40 in una lacca per capelli. "Purtroppo il sicuro per legge non esiste – precisa Romano – dobbiamo affidarci al principio di precauzione. Nel caso dei perturbatori endocrini la pelle fa da tramite, si lascia ingannare da queste sostanze e mette il semaforo verde. In questo modo penetrano al suo interno con un meccanismo simil-ormonale. E le conseguenze sono molteplici. Tra queste, l'aumento dell'endometriosi, infertilità maschile, pubertà precoce o tardiva, disturbi del neuro-sviluppo". Obesità e pubertà precoce sono alcune tra le conseguenze. "Gli inquinanti ambientali agiscono come veri e propri interferenti endocrini, in grado di alterare profondamente l'equilibrio ormonale dell'organismo – afferma Annamaria Colao, vice presidente del Consiglio superiore di sanità, professore ordinario di Endocrinologia e Malattie del metabolismo dell'università Federico II di Napoli – L'aumento dell'obesità osservato negli ultimi decenni è in parte correlato alla diffusione di queste sostanze, che interferiscono con i meccanismi di regolazione metabolica. Tutti gli inquinanti condividono la capacità di comportarsi come ormoni o di legarsi ai loro stessi recettori, modulandone o inibendone gli effetti fisiologici. Molte di queste sostanze mimano l'azione di estrogeni e testosterone, anticipando la pubertà o alterando la normale funzione riproduttiva. I derivati fluorurati mostrano effetti tossici sugli spermatozoi e tendono a depositarsi nei tessuti, così come altri composti che si accumulano negli organi endocrini, dove il metabolismo più lento ne rallenta l'eliminazione. L'esposizione a metalli pesanti come ferro, piombo e manganese può determinare ipofunzione endocrina, soprattutto a carico della tiroide, la cui infiammazione autoimmune, come nella tiroidite di Hashimoto, risulta oggi in costante aumento". I danni sullo sviluppo dei bambini. "I perturbatori endocrini rappresentano una oggettiva emergenza di salute pubblica, perché la popolazione è esposta diffusamente attraverso oggetti di uso comune come la plastica, sostanze chimiche industriali, pesticidi. Interferenti endocrini sono contenuti in alcuni tipi di creme solari – avverte Annamaria Moschetti, pediatra dell'Isde (Associazione medici per l'ambiente), coordinatrice del gruppo di lavoro sull'ambiente dell'Ordine dei medici di Taranto – Queste sostanze possono agire anche a basse dosi. Ci sono prove di effetti sullo sviluppo neurologico dei bambini, come disturbi dello spettro autistico e disturbo da iperattività e disattenzione, aggressività e disturbi della condotta, patologie in forte aumento negli ultimi decenni. In ossequio al principio di precauzione, sono indispensabili azioni urgenti a tutela della salute pubblica, tra cui limitare fortemente la produzione e l'uso della plastica". Verso un'etichetta trasparente. "Il problema dei perturbatori endocrini c'è e va comunicato al cliente finale, sulla base del principio di precauzione citato nell'articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea – sottolinea Fabrizio Zago, chimico industriale, esperto di biodegradabilità e bioeco-compatibilità e membro Skineco – Tale principio impone che, in presenza di un dubbio fondato circa la sicurezza di una sostanza o di un prodotto, si adotti sempre l'approccio più cautelativo. Gli interferenti endocrini possono agire sugli esseri umani, sugli organismi viventi in natura e sull'ambiente, dove tendono ad accumularsi. Per quanto riguarda gli effetti sugli esseri umani, le sostanze vengono distinte in categoria 1, riconosciute con certezza come interferenti endocrini, e categoria 2, per le quali esiste un sospetto fondato, ma non ancora confermato. Per fortuna, a partire dal 1° marzo 2026, sarà obbligatorio indicare in etichetta la presenza di perturbatori endocrini. Questo garantirà maggiore trasparenza e tutela della salute pubblica". Cosa possiamo fare" "La prevenzione individuale rimane fondamentale – continua Colao – E' consigliabile evitare i cibi ultraprocessati, preferendo alimenti freschi e di alta qualità, cucinati a casa a basse temperature. Un'alimentazione antinfiammatoria, eventualmente associata a periodi di digiuno controllato, può favorire i processi di depurazione naturale dell'organismo. Tuttavia, in un mondo sempre più globalizzato e contaminato, appare chiaro che gli interferenti endocrini, governando silenziosamente molti aspetti della nostra fisiologia, contribuiscano anche all'aumento dei disturbi metabolici e ormonali, inclusa l'obesità". "Ciò che fa male alla pelle fa male all'ambiente e viceversa. Perciò la scelta dovrebbe orientarsi verso cosmetici ecodermocompatibili. In particolare un cosmetico deve rispondere a due esigenze: l'affinità con la pelle (dermo-compatibilità), ossia la compatibilità del prodotto con l'ecosistema cutaneo, e il rispetto per l'ambiente ovvero l'ecologicità, che riguarda tutta la filiera produttiva, dalla composizione al packaging, al corretto smaltimento. Questo perché tutto ciò che ci spalmiamo addosso, attraverso l'acqua, va a finire nei fiumi e da lì nel mare, rischiando di inquinare interi ecosistemi. Inoltre, dobbiamo educare il consumatore a leggere l'Inci, ossia la lista degli ingredienti contenuti in un cosmetico, elencati in ordine di quantità dalla percentuale più elevata", conclude Romano.
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Da smog a cosmetici, pelle sotto attacco dei perturbatori endocrini. Ecco cosa accade e come difendersi


